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Niccolò Ghedini, "bestia, ora vai all'inferno e...": l'orrore dopo la morte

Niccolò Ghedini

Gianluca Veneziani
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De mortuis nihil nisi malum. Dopo aver speculato sui morti del Covid, i sinistri odiatori del centrodestra li insultano pure, i morti. Con tanti saluti alla pietas che si dovrebbe sempre a un avversario politico. In occasione della scomparsa del senatore forzista e avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, gli attacchi più insopportabili sono arrivati dall'immondezzaio dei social, dove il furore ideologico si è sommato al disprezzo antropologico e alla cretineria degli hater, generando un mix abominevole.

VERGOGNA SPINOZA - Una delle frasi più indegne arrivava su Twitter dal blog satirico Spinoza che scherzava sulla malattia che ha colpito letalmente Ghedini, la leucemia, scrivendo «È morto l'avvocato Ghedini. Da anni combatteva insieme a un male incurabile», dove il male incurabile era appunto Berlusconi... Ok, la satira deve colpire i potenti, ma quando i potenti sono vivi, non quando sono morti. Sennò non è satira, ma vigliaccheria. Ancora più riprovevoli i commenti di comuni sciacalli, che riversavano fiele su Ghedini, "reo" di essere stato dalla parte politica "sbagliata": «Lo aspetta l'inferno», «Il karma esiste», «Chi semina vento raccoglie tempesta», «È una bestia che sta già nel fuoco eterno ad aspettare la bestia di Berlusconi», si leggeva su Twitter.

 

 

Poi c'era chi gli ricordava il suo assenteismo in Parlamento, quasi che ciò fosse una buona ragione per crepare anzitempo («Era un fannullone. 99,83% di assenze e si intascava 14mila euro in Parlamento», «Era il parlamentare più assenteista il cui stipendio lo pagavano i cittadini italiani»); e chi lo incolpava per aver svolto il suo mestiere, cioè difendere il proprio assistito: «Per anni ha difeso e tutelato gli interessi di un essere schifoso e subdolo come il suo padrone».

Feccia social, ma espressione di un sentire, di un clima che alcuni organi di stampa dell'odio negli anni hanno contribuito a creare, instillando il livore nei cittadini. Si pensi a Il Fatto quotidiano che ora chiama Ghedini, a cadavere ancora caldo, «il pretoriano dell'uomo di Arcore». Ma soprattutto al giornale per eccellenza campione dell'antiberlusconismo, cioè Repubblica, che pubblica un pezzo di commemorazione di Ghedini con un carico di veleno, sfottendo l'omaggio del Cav al suo avvocato e amico («Ci mancherai immensamente, e ci domandiamo come potremo fare senza dite»).

 

 

GIUDIZIO SENZA PIETÀ - Ecco come l'autrice dell'articolo, Liana Milella, ricorda il forzista defunto: Era «pronto ad attaccare chiunque pur di contestare le accuse dei magistrati. Pronto a escogitare ogni possibile artificio giuridico per cavare d'impaccio Berlusconi. Tant' è che a lui resterà legata la stagione delle leggi ad personam - dal legittimo impedimento al lodo Alfano, dalla Cirami alla Cirielli (...). E si può capire come adesso Berlusconi possa chiedersi come potrà fare senza di lui». Quindi il cordoglio del Cav sarebbe legato solo al fatto di aver perso l'avvocato che lo difendeva nei processi e lo ha cavato da tanti impicci. Che ci fosse anche del sincero dolore umano per la perdita di un amico? No, Repubblica col suo cinismo lo esclude. E comnque ogni occasione è buona per infierire sull'avversario Caimano. Poi ti chiedi chi siano le persone diaboliche e dalla parte sbagliata... 

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