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Renzi, la gravissima accusa del padre (censurata da quasi tutti i media)

Filippo Facci
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Ci annoiamo da soli a ripetere la solita nenia tipo «se fosse successo a sinistra»: anche perché Matteo Renzi peraltro sarebbe di sinistra, ma forse non è la sinistra giusta. Comunque: la notizia di partenza è quella dell'assoluzione in Appello dei coniugi Renzi- padre e madre di Matteo- per una complicata questione di cui ora non ci frega niente, e la domanda di arrivo è che cosa sarebbe successo (a sinistra, oppure nei soliti ambienti forcaioli) se fosse stato un altro, e non Tiziano Renzi, a dire questo in aula a margine dell'assoluzione: «Voglio affermare quello che mi ha detto Matteo a distanza di anni: che il marito della pm aveva chiesto, a lui e ai suoi collaboratori, con insistenza, una nomina». Poi, fuori dal tribunale, ha pure aggiunto: «Mio figlio ha le prove di questa affermazione, potete chiederlo a lui».

 

 

 

ATTACCO FRONTALE

Ecco che cosa è successo: niente. Il Corriere della Sera ha confinato la notizia a pagina 19, Repubblica in nessuna pagina nazionale (ma soltanto nell'inserto fiorentino) mentre il solito Fatto Quotidiano l'ha ficcata a pagina 14 (su 20) anche se perlomeno ha citato la questione nel titolo, così: «In udienza i veleni sulla pm». Veleni. Con la conseguente definizione di «attacco a gamba tesa» contro la pm (quella con nome da fumetto, Christine Von Borries) e questo a margine di una «strategia di attacco frontale alla magistratura imboccata da Matteo Renzi nel libro "Il mostro"». Nel quale libro in effetti, con riferimento proprio alla procura fiorentina, si leggeva di un procedimento disciplinare per presunte molestie sessuali, di alcune inchieste "flop" del procuratore reggente Luca Turco e di varie incongruenze del pm Antonino Nastasi (emerse durante le audizioni della Commissione parlamentare d'inchiesta) sul sopralluogo giudiziario avvenuto dopo la morte del manager Mps David Rossi. Sono cose scritte in un libro (di successo), ma dovremmo catalogarle come "veleni", al pari di quanto appunto Tiziano Renzi ha rivelato l'altro ieri sull'ex marito della pm Von Borries: roba che non interessa a nessuno, prendiamo atto. Non alla procura di Firenze (che non ha commentato) e non ai giornali, che hanno affogato nel piombo una notizia rilasciata in stile dispaccio Ansa. Vediamola sul lato tecnico. Tiziano Renzi- neppure se avesse saputo prima dell'eventuale incarico rifiutato al consorte della pm - non avrebbe potuto chiedere la ricusazione della Von Borries, perché è lei, il magistrato, ad avere facoltà di astenersi per ragioni di convenienza. La ricusazione si può richiedere solo nei confronti di un giudice. In primo grado, se anche la pm avesse posto il problema, avrebbero comunque deciso il procuratore capo o il procuratore generale. Ora, in Appello, avrebbero eventualmente deciso il procuratore generale presso la stessa Corte o il procuratore generale della Cassazione. Ma noi, di tutto questo, non abbiamo notizia: e nel caso parrebbe strano se non l'avessero comunicata: si è quindi autorizzati a pensare che nessuno si sia semplicemente posto il problema. Gli imputati erano i genitori del politico che aveva negato un incarico a tuo marito, ma non è un problema.

 

 

 

IL PRECEDENTE

La giurisprudenza, però, la pensa diversamente. Una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione (n. 21853) spiega proprio questo: che, se c'è un conflitto di questo tipo, il pm deve astenersi senza tante storie: e, nel caso in specie, il pm che non lo fece fu sanzionato dalla stessa Cassazione. Naturalmente non esiste un caso uguale a un altro (soprattutto quando c'entra Matteo Renzi) o forse sì, esistono dei casi che paiono tutti simili tra loro: quelli di cui non si parla, non si indaga, non si scrive.

 

 

 

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