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Carlo Nordio "irritato", rumors ai piani alti: saltano le prime teste

Carlo Nordio

Paolo Ferrari
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L'Ufficio legislativo di via Arenula diretto da Franca Mangano e Concetta Locurto, due magistrate progressiste, rischia di mettere subito in difficoltà in neo ministro della Giustizia Carlo Nordio, oltre a compromettere l'immagine della premier Giorgia Meloni nei confronti dell'Europa. Ma andiamo con ordine. Domani era prevista l'entrata in vigore della riforma del processo penale, una delle riforme più importanti che l'Unione europea aveva chiesto all'Italia per poter erogare i fondi del Pnrr. Il testo, pubblicato sulla gazzetta ufficiale dello scorso 17 ottobre, si è scoperto però essere privo di indicazioni per quanto concerne i procedimenti penali in corso, qualche milione, che senza una norma transitoria sono avviati ad un destino quanto mai incerto.

 

 


Per mettere una toppa al prevedibile caos, con i vari procuratori che in questi giorni stanno emanando delle circolari "interpretative", il Consiglio dei ministri di oggi dovrebbe allora varare un provvedimento che rinvia almeno fino al prossimo 31 dicembre l'entrata in vigore delle riforma. E a questo punto entra in ballo l'Ufficio legislativo del Ministero della giustizia. Appena nominata Guardasigilli, Marta Cartabia, aveva istituito una sfilza di Commissioni che dovevano aiutarla nell'immane compito di mettere ordine al disastro nei tribunali. Le Commissioni erano a loro volta suddivise in gruppi di lavoro con a capo insigni giuristi. In quella del processo penale, l'ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi si era occupato di indagini preliminari, gli ex presidenti della Corte di Cassazione Ernesto Lupo e Giovanni Canzio, di giudizio di primo grado, impugnazioni, diritto all'oblio degli indagati e degli imputati, e i professori di diritto Luigi Gatta e Adolfo Ceretti, di sanzioni e giustizia riparativa.

 

 


Nella road map di Mario Draghi concertata con l'Europa il definitivo via libera era previsto per l'ultimo trimestre del 2022. Le Commissioni avevano terminato il lavoro lo scorso 30 aprile e il 10 maggio successivo avevano trasmesso a via Arenula uno «schema di decreto legislativo con relazioni illustrative» per permettere cosi all'Ufficio legislativo di "armonizzare" il tutto in vista del definito via libera alla riforma da parte del Consiglio dei ministri, poi avvenuto il 4 agosto. Per completare l'iter, le commissioni parlamentari avevano quindi votato i previsti pareri il 15 settembre, dieci giorni prima delle elezioni. Tralasciando il fatto che il Parlamento durante il governo Draghi ha sempre votato a scatola chiusa qualsiasi provvedimento dell'esecutivo, tranne Fratelli d'Italia che era all'opposizione, è possibile che nessuno si sia accorto che nella riforma mancava un pezzo importante che potrebbe, come sottolineato da tutti i procuratori generali d'Italia, mandare in cortocircuito il sistema giudiziario del Paese? È la domanda che si pongono molti in queste ore. Fonti qualificate descrivono Nordio particolarmente «irritato» ed intenzionato a cambiare tutti i vertici degli uffici di via Arenula. Dopo aver già mandato via Raffaele Piccirillo, altro magistrato progressista e capo di gabinetto sia di Alfonso Bonafede che di Marta Cartabia, la scure sarebbe pronta ad abbattersi sulle due toghe del Legislativo.

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