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Palamara su Carlo Nordio: "Perché il Sistema si scatena contro il ministro"

Paolo Ferrari
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«Ha vinto il “Sistema”. I soliti giornali che lo difendono da sempre sono entrati in campo per attaccare il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Non gli perdonano di aver dichiarato di voler mettere mano alle intercettazioni telefoniche ed allo strapotere di certi pubblici ministeri. Il motivo è semplice: alcuni settori della magistratura e dell’informazione si alimentano a vicenda da almeno trent’anni. È un meccanismo collaudato e molto difficile da scalfire», afferma l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara e ràs indiscusso delle nomine dei pm e dei giudici.

Dottor Palamara, facciamo un passo indietro. Nell’estate del 2019 è finito in una indagine per corruzione a Perugia che, grazie al terribile trojan inserito nel suo cellulare, ha poi scoperchiato il sistema delle nomine, frutto di accordi spartitori al Consiglio superiore della magistratura.
«Sì e un famoso giornalista, in un editoriale, scrisse che “più che a un’indagine sulle presunte corruzioni del potentissimo magistrato romano, nel frattempo ridimensionate dagli stessi pm umbri, l’operazione faceva pensare a una gigantesca pesca a strascico per sventare la nomina a capo della Procura di Roma del Pg di Firenze Marcello Viola, sgradito al procuratore uscente Giuseppe Pignatone, che invece preferiva l’amico Francesco Lo Voi, attuale procuratore di Palermo.” Sa chi era questo giornalista?».

Alessandro Sallusti?
«No. Marco Travaglio. All’epoca diceva praticamente le stesse cose di Carlo Nordio a proposito dell’abuso delle intercettazioni, utilizzate per fini diversi da quelli peri quali erano state disposte. Oggi, invece, lo attacca a testa bassa e ne chiede tramite i suoi lettori le dimissioni. Io temo che sia il frutto di una polemica pretestuosa».

Si spieghi.
«Nella discussione “anti-Nordio”, descritto come il peggior ministro della Giustizia già dopo una settimana dal suo insediamento e solo perchè aveva osato dire che ci sono abusi nell’utilizzo delle intercettazioni, si vogliono strumentalmente sovrapporre due piani ben distinti. Da un lato le intercettazioni che servono al processo come, ad esempio, avvenuto in occasione della cattura di Matteo Messina Denaro rispetto alle quali lo Stato, magistrati e forze dell’ordine, hanno dimostrato il massimo livello di professionalità. Dall’altro lato le intercettazioni che invece non c’entrano un bel niente con i processi e la cui pubblicazione serve ad altro, vedasi lo sputtanamento del nemico di turno sui giornali amici».

Insomma, la verità è una altra? In pericolo, allora, non sono come paventato dai giornali le indagini o l'autonomia investigativa dei pubblici ministeri?
«Guardi, come ho già detto, certa magistratura e certa informazione sono legati a filo doppio. Non avere la possibilità di accedere ad un complesso di dati e di informazioni che nulla hanno a che vedere con i reati impedirebbe a certa stampa di pubblicare libri e di partecipare in qualità di esperti alle trasmissioni televisive. Sa cosa significa? Che molti giornalisti che vivono del materiale che i pm amici gli fanno avere con le chiavette usb non saprebbero più cosa scrivere. Capirà bene che è un problema serio per molti quotidiani che campano di questo».

Ognuno difende il suo orticello e cerca di portare a casa la pagnotta...
«....ed avere la copertura della magistratura associata o di importanti magistrati è funzionale allo scopo».

Facciamo qualche esempio.
«Mi viene in mente l’intervista, a febbraio del 1998, sulla società del ricatto dell’allora pm del pool di Mani pulite Gherardo Colombo al Corriere della Sera che fece saltare la Bicamerale, le intemerate dei tempi in cui ero presidente dell’Anm su Repubblica durante il governo Berlusconi, fino ad arrivare ai giorni nostri».

Ci sono dei pm non allineati al “Sistema”? 
«Ho letto ieri l’intervista del segretario di Magistratura democratica Stefano Musolino che la pensa diversamente e sostiene che bisogna limitare il trojan ai reati di mafia. Come Nordio. Nel dare atto dell’onestà intellettuale di Musolino, ricordo che ci sono tanti magistrati che oramai vogliono ribellarsi ai diktat del sistema e ragionare in piena autonomia». 

La prossima settimana si insedierà il nuovo Csm. Cosa succederà?
«Sono sicuro che finirà il clima di vendetta che fino agli ultimi giorni ha animato l’operato di alcuni dei suoi componenti nei cui confronti, non ho dubbi, i magistrati che sono stati danneggiati intenteranno delle azioni risarcitorie per la disparità di trattamento subito». 

A cosa si riferisce?
«Trovo assurdo che alcuni magistrati che erano nelle mie chat e che mi sollecitavano nomine ad incarichi direttivi per se stessi e per altri, poi si siano eretti a miei giudici ed abbiano anche valutato in maniera severa i colleghi che avevano fatto altrettanto».

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