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Magistratura, scandalo a Roma: quanto costa comprare un atto segreto

Paolo Ferrari
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Il copione è sempre lo stesso: per avere informazioni di prima mano sullo stato di un fascicolo processuale coperto dal segreto, o per sapere se il proprio telefono è sotto controllo, è sufficiente pagare la persona giusta. Al Palazzo di Giustizia di Roma, per esempio, pare ormai si tratti di una “prassi” ben consolidata. Basta pagare, e neanche tanto, un impiegato amministrativo o un suo collaboratore, e si hanno subito notizie sulle intercettazioni in corso, sui sequestri, sulle misure cautelari in via di esecuzione. L’indagine di questa settimana che ha interessato la praticante avvocato Camilla Marianera, infatti, non è una novità nel suo genere.

Prima che scoppiasse il Covid, c’era già stata una maxi retata a piazzale Clodio che aveva coinvolto addirittura la segretaria di un importante procuratore aggiunto, la cancelliera Simona Amodio. La donna, compagna di un poliziotto assegnato al servizio scorte della Questura di Roma, anch’egli all’epoca arrestato, utilizzando gli accessi di cui era in possesso per lavoro, si occupava di verificare, dietro compenso, lo stato delle inchieste aperte nei confronti di alcuni pregiudicati. E, come se non bastasse, si era anche interessata sulla possibilità di “avvicinare” il giudice responsabile del procedimento penale.

 

 

Per questa vicenda la Amodio è stata condannata lo scorso anno in appello a 7 anni e 6 mesi di reclusione. L’inchiesta di questa settimana, invece, segna un salto di qualità. Marianera, arrestata per il reato di corruzione nell’ambito di reperimento d’informazioni sensibili in favore di soggetti criminali, era capace di sostituirsi ai suoi futuri colleghi quando si recava in tribunale. La giovane romana, 27 appena compiuti, era agevolata dal fatto che poteva presentarsi come l’assistente della segreteria istituzionale dell’assessore alle Politica sulla sicurezza del Comune di Roma, Monica Lucarelli, prima degli eletti nella lista del sindaco piddino Roberto Gualtieri. Lucarelli la delegava a partecipare alle riunioni istituzionali con i dirigenti della polizia di Stato.

Tutte occasioni d’incontro che la ragazza ha messo a frutto. Insieme a Marianera, è stato arrestato il suo fidanzato, Jacopo De Vivo, e cinque dipendenti del Tribunale sono stati iscritti nel registro degli indagati da parte del sostituto procuratore Francesco Cascini, titolare del fascicolo. I carabinieri del nucleo investigativo, su delega del pm, hanno proceduto l’altro giorno a perquisizioni, oltre che nell'ufficio intercettazioni, anche in quello delle convalide dei sequestri del Tribunale di Roma, al Tribunale di Sorveglianza e in alcuni uffici della Corte d’Appello. Secondo quanto scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, i due arrestati pagavano circa 300 euro per ottenere le informazioni dagli impiegati compiacenti. In particolare, «erogavano utilità economiche a un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all’ufficio intercettazioni, perché costui ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio consistenti nel rilevare l'esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l'esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche». 

 

 

Tra i vari episodi contestati, al momento una decina, anche uno legato al gruppo criminale dei Casamonica. In particolare, Marianera e De Vivo sarebbero stati “avvicinati” da un uomo che voleva appurare se fosse indagato o intercettato dopo avere scoperto una apparecchiatura gps nell’auto della moglie, quest’ultima legata al clan attivo nell'area est della Capitale. Il ruolo “politico” della ragazza non è, comunque, passato inosservato. «Lucarelli deve spiegare come è possibile che una persona, probabilmente legata ad un clan camorristico, sia stata assunta nella sua segreteria istituzionale e delegata a partecipare a riunioni istituzionali specifiche sulle politiche della sicurezza? Quali controlli e quali criteri vengono valutati per le persone assunte a carattere fiduciario dello staff dell'assessore? E ancora, per quale motivo l'assessore ha tentato di minimizzare il ruolo della dottoressa Marianera a semplice segretaria quando il suo ruolo era di ben altra natura?»: così si legge in una interrogazione presentata ieri al sindaco Gualtieri dal consigliere comunale capitolino Stefano Erbaggi (Fdi).

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