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Cutro, lo schiaffo dei pm alla sinistra: "Il governo non c'entra"

Paolo Ferrari
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Nessuna “dietrologia” riguardo la decisione della Procura di Crotone di non indicare le generalità di tre dei sei indagati nell'inchiesta sul naufragio del barcone carico di migranti avvenuto il 26 febbraio scorso al largo delle coste di Cutro. Il procuratore Giuseppe Capoccia, infatti, ha voluto correggere ieri la notizia che dietro questi omissis ci potessero essere i nomi di qualche personalità di governo o di agenzie europee. Una precisazione che avrà lasciato l’amaro in bocca al Pd e ai partiti di sinistra che già si pregustavano, da manettari quali sono, Giorgia Meloni e Matteo Salvini alla sbarra. «Sono in grado di fornire spiegazioni contrarie a quanto letto nel provvedimento di sequestro», ha invece dichiarato ieri all’Ansa l’avvocato Pasquale Carolei, difensore del colonnello Alberto Lippolis, comandante del Reparto operativo aeronavale (Roan) della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso. Nei confronti di Lippolis e di altri due militari della Guardia di Finanza, anch’essi indagati per i medesimi reati, la Procura calabrese ha disposto questa settimana il sequestro dei cellulari.

 

 


IL GIORNALE DI BORDO
«È un’attività a riscontro di un “pensiero” della Procura che presumo e spero emerga da qualche dato significativo contenuto negli atti d’indagine e di cui io sconosco i termini», ha aggiunto l’avvocato Carolei, sicuro della correttezza dell’operato del proprio assistito. Secondo la Procuravi sarebbero state «significative anomalie» nella redazione del «giornale di chiesuola», ovvero il registro di bordo della vedetta 5006 della Guardia di Finanza, uno dei due mezzi militari che furono protagonisti delle operazioni antecedenti al naufragio.
I carabinieri del Reparto operativo hanno ricostruito in queste settimane quello che accadde la notte del naufragio. Si parte dalla segnalazione di Frontex alle 23.03 del 25 febbraio all’ufficio di Varsavia e, per competenza, all’International coordination center di Pratica di Mare, con cui si indicava la presenza di un’imbarcazione che navigava con «buona galleggiabilità» e sulla quale si vedeva «una persona sul ponte superiore» e «possibili persone aggiuntive sottocoperta». La comunicazione venne inoltrata alle sale operative della guardia di finanza di Vibo Valentia e al Comando generale della guardia costiera. Alle 23.49, in una telefonata tra guardia di Finanza e Guardia Costiera, l’operatore delle fiamme gialle comunicò che si stava recando in zona la motovedetta V5006. L’operatore della Guardia Costiera rispose che «avrebbe potuto allertare un’unità di Crotone odi Roccella Ionica ricevendo assicurazioni da parte dell'operatore della Guardia di Finanza».

 

 


Le indagini, invece, avrebbero accertato che la motovedetta della Guardia di Finanza «in quei momenti, lungi dall'essere in navigazione alla ricerca del target, si trovava in realtà all’interno del porto di Crotone». Dalla motovedetta, inoltre, avrebbero fatto sapere due ore prima che non potevano navigare a causa delle condizioni del mare. Il pattugliatore della Guardia di Finanza Barbarisi, che risultava distaccato il giorno prima da Taranto a Crotone, salpava quindi alle 2.10, solo dopo avere ricevuto alcuni solleciti da Vibo Valentia. Partiva anche la motovedetta V5006 che, alle 3.20, comunicava l’inversione di rotta a causa del mare grosso, mentre il Barbarisi continuava la navigazione verso il caicco. Il barcone venne agganciato per la prima volta dai radar alle 3.34, a poco più di sei chilometri dalla costa di Isola Capo Rizzuto ed a 13 chilometri e mezzo dalla foce del fiume Tacina, nei pressi del quale avverrà poi il disastro. L’imbarcazione con i migranti fu monitorata per 38 minuti, con ultimo aggancio alle 4.12 quando era a 3,6 chilometri dal Tacina. Ma nonostante questo il Roan di Vibo, tra le 3.58 e le 3.59 comunicava, in una conversazione successiva alla Guardia Costiera di Reggio Calabria che sebbene l’imbarcazione fosse monitorata da 24 minuti «dal radar al momento non battiamo nulla». Il fascicolo è stato assegnato al pm Pasquale Festa.


L’ACCUSA
«Le responsabilità di Frontex e delle autorità italiane nella strage di Cutro erano evidenti fin dall'inizio. Le abbiamo denunciate da subito, al di là della verità giudiziaria che stabilirà la magistratura. Le indagini sembrano andare proprio nella direzione da noi indicata: le autorità non potevano non sapere e hanno deciso di adottare misure di controllo anziché di salvataggio», ha voluto dichiarare ieri Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci nazionale, evidentemente commento che la colpa sia tragico naufragio debba essere per forza del governo di centrodestra. 

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