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Toti si è dimesso, adesso saranno gli elettori a dovergli rendere giustizia

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Giovanni Toti non è più presidente della Regione Liguria. Dopo ottanta giorni agli arresti domiciliari nella sua casa di Ameglia, vicino alle Cinque Terre, si è dimesso ieri alle 11 del mattino con una lettera scritta a mano indirizzata al suo vice, il presidente ad interim della giunta, il leghista Alessandro Piana, e al presidente dell’Assemblea Legislativa Regionale, Gianmarco Medusei, anch’egli leghista. Il governatore è stato privato della libertà, umiliato, lasciato senza lavoro e senza stipendio, danneggiato nella propria immagine pubblica, intercettato per quattro anni a tradimento, indagato in occulto.

È stato criminalizzato dai giornali grazie al materiale messo a disposizione dai magistrati anche se estraneo ai capi di imputazione. È stato linciato dalla sinistra, che vuol prendere il suo posto e ha organizzato una manifestazione in piazza, democratica s’intende, per intimargli di andarsene. È stato di fatto ricattato, visto che la magistratura gli ha paventato che, se non si fosse dimesso, con ogni probabilità sarebbe rimasto recluso in casa fino alla scadenza del proprio mandato, a fine 2025. Insomma, è stato condannato e ha già scontato la pena. Ora il processo può cominciare (...)

 

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