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Carlo Nordio: "Le dimissioni di Giovanni Toti una sconfitta per la democrazia"

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Dopo le dimissioni di Giovanni Toti, arrivate dopo tre mesi di arresti domiciliari e un secondo ordine di custodia cautelare, ecco piovere le durissime parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Già, il metodo adottato dai magistrati - pressioni giudiziarie fino ad ottenere il passo indietro - ha suscitato rabbia, sospetti, indignazione. Si pensi che anche uno come Antonio Di Pietro ha fatto sapere di non condividere come abbiano operato i pm.

Dunque, ora, le parole del Guardasigilli, secondo cui un eletto non deve dimettersi se è indagato: "In caso contrario, devolveremmo alla magistratura il potere di condizionare la politica, cosa che purtroppo è accaduta con Tangentopoli, e anche dopo. Naturalmente posso comprendere che lo stress cui è sottoposto un indagato possa condurlo a scelte diverse. Ma questa è una sconfitta della democrazia, fondata sulla separazione dei poteri", tuona in un'intervista al Messaggero.

E ancora, Nordio commenta: "Sono perplesso quando una misura cautelare viene applicata dopo vari anni di indagine e soprattutto quando è à petits paquets, cioè con provvedimenti successivi a breve distanza l'uno dall'altro". Il ministro della Giustizia poi commenta il rapporto sullo Stato di diritto della Commissione europea, secondo cui l'abuso d'ufficio potrebbe intralciare le indagini in materia di frode e corruzione: nessuna bocciatura, "il 14 giugno scorso tutti gli Stati del Consiglio Giustizia e Affari interni hanno votato a favore della nostra formula. Hanno riconosciuto il merito dei nostri sforzi nella lotta, quella vera, alla corruzione". 

Poi il capitolo realtivo al sovraffollamento delle carceri. Sugli stranieri "stiamo lavorando giorno e notte per accordarci con gli Stati di provenienza per far scontare la pena a casa loro". E per i tossicodipendenti, aggiunge, "la pena può esser scontata in strutture protette, non necessariamente carcerarie". Il governo è anche al lavoro per riformare l'uso dei Trojan: "Certo è uno strumento così invasivo che va limitato ai reati che mettono in pericolo la sicurezza dello Stato e l'incolumità pubblica, come terrorismo e mafia". Nordio esclude un suo approdo alla Corte costituzionale: "Sono voci fantasiose. Tra l'altro, non credo nemmeno di averne i requisiti", conclude il ministro della Giustizia.

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