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Garlasco, "nessun indagato di media intelligenza". Il Procuratore e le parole su Sempio

domenica 23 novembre 2025
Garlasco, "nessun indagato di media intelligenza". Il Procuratore e le parole su Sempio

2' di lettura

"Non c'è accanimento. La Procura e la polizia giudiziaria mirano al miglior possibile risultato investigativo e cercano di esplorare nella maniera più ampia possibile i telefoni che sono stati sequestrati". Lo ha detto il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli in un'intervista al Giornale di Brescia parlando dell'inchiesta su Garlasco e il triplice sequestro, sempre annullato dal Riesame, dei dispositivi elettronici dell'ex Procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti indagato per corruzione.

Secondo gli inquirenti bresciani, nel 2017 si sarebbe adoperato per archiviare la posizione di Andrea Sempio dietro pagamento di una somma da parte della stessa famiglia del 37enne nuovamente indagato per concorso nell'omicidio di Chiara Poggi.

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La giovane venne uccisa la mattina del 13 agosto del 2007 nella villetta in cui viveva insieme alla famiglia in via Pascoli, a Garlasco. L'unico condannato fino a oggi è Alberto Stasi, suo fidanzato: ritenuto colpevole in terzo grado, sta già scontando 16 ann di carcere.

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"Condivido in pieno la posizione della Procura: la ricerca per 'parole chiave' è per certo insufficiente, considerato che qualsiasi indagato di media intelligenza non utilizza per le conversazioni relative al reato che sta commettendo un linguaggio che permetta di ricondurre a tale reato, ma utilizza sempre un linguaggio 'criptato'", sottolinea nell'intervista Rispoli. "Il problema non è sicuramente di facile soluzione. La Procura ha fatto ricorso, vediamo cosa deciderà la Corte di Cassazione. Siamo davanti a una giustizia che non ha paura di mettersi in discussione, riaprendo casi coperti da sentenze passato in giudicato e indagando su propri appartenenti senza guardare in faccia nessuno. Se penso ai periodi torbidi del passato - e a Brescia ne sappiamo qualcosa - io dico che c'è da essere fiduciosi".

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Il riferimento al presunto "sistema Pavia" su cui sta indagando la Procura di Brescia. E che potrebbe essere stato "esportato" anche a Cuneo. Due imprenditori della provincia piemontese hanno infatti presentato alla Procura di Brescia un nuovo esposto in cui chiedono di indagare su presunte pressioni subite durante una vecchia inchiesta. I fatti risalgono al 2021, quando entrambi erano indagati insieme ad altre dodici persone per presunta truffa legata ai contributi statali destinati alla centrale a biomasse di Olevano di Lomellina, nel Pavese.

Dopo un lungo percorso giudiziario, tutti gli imputati sono stati assolti, ma gli imprenditori sostengono che, durante le indagini, avrebbero subito comportamenti irregolari da parte della Guardia di Finanza. Secondo quanto riportato nell’esposto, quattro militari della Guardia di Finanza, nel corso di un interrogatorio avvenuto il 28 aprile 2021, avrebbero esercitato forti pressioni affinché i due imprenditori fornissero dichiarazioni autoaccusatorie o accusatorie verso gli altri indagati. Gli imprenditori affermano che i finanzieri avrebbero lasciato intendere che una collaborazione avrebbe portato benefici nei successivi sviluppi processuali, mentre un rifiuto avrebbe potuto peggiorare la loro situazione.