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Perché contro i femminicidi oltre alla legge serve la coscienza

di Bruno Ferraromercoledì 3 dicembre 2025
Perché contro i femminicidi oltre alla legge serve la coscienza

2' di lettura

Con voto unanime del Parlamento, caso più unico che raro, è diventato legge il pacchetto di norme approntato dal governo per combattere i femminicidi. Alcuni dati indicano l’insufficienza della strategia di contrasto messa in atto da Forze dell’ordine e magistratura: 2.746 ammonimenti per stalking e revenge porn (diffusione di immagini o video sessualmente espliciti); 5.858 avvertimenti del questore; 415 arresti in flagranza e 5.700 braccialetti elettronici. Codice rosso attivato in tutto il Paese. Manifestazioni e cortei per dire basta alle troppe tragedie, alcune addirittura consumate nella giornata del 25 novembre dedicata alla condanna della violenza di genere (personalmente propendo per l’espressione “violenza degenere”). I dati Istat riportano 106 femminicidi nel 2024 su un totale di 116 donne morte ammazzate: 62 uccise nell’ambito della coppia e 37 da un altro parente, a cui si aggiungono 3 uccise da un amico o conoscente e 4 da sconosciuti.

Nessuna fascia di età è risparmiata, la più esposta è compresa tra i 75 e gli 85 anni (sic!). Se aggiungiamo che nella maggior parte dei casi l’assassino si suicida subito dopo il crimine abbiamo il quadro di drammi che provengono da lontano e che esplodono come tragedie annunziate. Il presidente Sergio Mattarella: «In ogni ambito della vita sociale e privata il principio della parità tarda ad affermarsi, limitando l’autonomia femminile, compromettendo la sicurezza delle donne, impoverendo il progresso della società. Oggi assistiamo al dilagare di forme di violenza consentite dalla dimensione digitale, amplificate dalle dinamiche dei social network».

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Sul piano normativo già era stato fatto tutto il possibile con idonee misure organizzative: nuclei di personale e di magistrati specializzati, audizione protette, centri antiviolenza, case famiglia, servizi sociali h24, ammonimenti del questore, sorveglianza speciale, obbligo di dimora, braccialetto elettronico, spazi di ascolto e accoglienza vittime nelle Procure, corsie accelerate per i processi. Il governo Meloni con le norme appena approvate è intervenuto con una stretta, introducendo il reato di femminicidio punito con l’ergastolo, aumentando le pene per i reati spia, facultando l’avocazione del fascicolo da parte dei procuratori per garantire il rispetto dei 3 giorni, stabilendo l’obbligatorietà della custodia cautelare in carcere. Particolarmente significativo è l’art. 577 bis codice penale che considera femminicidio la morte di una donna per discriminazione, odio, prevaricazione, possesso o dominio, per il rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo. Ci sono anche misure di tutela degli orfani ed altro ancora. Dunque le norme ci sono, le forze di Polizia e la Magistratura pure. La società civile risponda in modo compatto.

*Presidente Aggiunto Onorario Corte di Cassazione.