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Aquilano e Rimondi, gli inimitabili della moda

I due giovani stilisti creano perfette silhouette grazie ai tagli e all'esasperata ricerca dei materiali

Giulio Bucchi
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Solo pochi anni  fa si parlava di ragazzi usciti dalla scuola di Anversa, erano ricercatissimi e finivano sempre nelle mani dei potenti. Spesse volte solo per vezzo. Noi vi parleremo di Roberto Rimondi nato a Bologna con diploma dell'istituto Secoli di Milano e di  Tommaso Aquilano nato a San Severo (FG) e diplomato all'Accademia di Costume di Moda di Romano. Insomma due italiani al 100%. Prima di catapultarsi nel mondo della moda volevano fare una professione che desse loro grande soddisfazione.  Tommaso ama la cucina,  Roberto la botanica. Ma poi tutto sfuma e si gettano a capofitto nella moda: vincono parecchi premi, entrano nella manica della potente Anna Wintour, sono stimati da Maramotti patron di Max Mara e da Ferré, con cui collaborano per anni. Nel 2011 iniziano, facendosi dare carta bianca, come direttori artistici per il gruppo Della Valle, prima lavorano alla linea donna di Fay, e in seguito  a quella maschile, con un prodotto riconosciuto quale unico e inconfondibile. Disegnano una collezione tutta loro, tanto gradita dai buyer di tutto il mondo. Che cos'è per voi la moda? «Tramutare il sogno in realtà. Scuola a parte, è importante avere l'attitudine. Essere caparbi ed essere sicuri della propria indole, a volte anche essere impavidi nei confronti di sistemi già rodati. La chiave per noi è credere nella propria identità. Insomma un sogno indossabile. Seguiamo le tendenze sì, ma poi andiamo per la nostra strada». Viaggiate spesso? «Direi di sì tra Cina, Russia, Giappone e circa ogni due mesi voliamo a New York per controllare un po' tutto, per verificare se il nostro prodotto è ben posizionato, se necessita aggiornamenti o flash». Insomma fate tutto voi e delegate il meno possibile, cosa basilare per mantenere un'immagine al top. Possedete un archivio? «Definirlo archivio è un'utopia, si parte dal 1600 ai giorni nostri con gli accessori come borse e scarpe. Inoltre Roberto ha come hobby la lettura e possiede volumi da Cesare Augusto in poi e attrezzi da cucina». Visto che parliamo di cucina i vostri piatti preferiti? «Per Tommaso che segue le sue origini un buon olio, pomodoro e pane e di conseguenza la famosa ribollita, insomma cibo povero ma di grande charme. Roberto va di piadina e passatelli in brodo che fa personalmente Tommaso».  Ma torniamo alla moda: il vostro colore preferito? «Il blu in assoluto, il moka e il nero che è la base di partenza per gestire tutti gli altri. Insomma è il colore». Quanti pezzi deve avere un buon guardaroba? «Pochi pezzi ma buoni come gli amici. Cinque pantaloni di varie silhouette, e tagli che sono un po' il loro punto forte. Due  felpe, quattro camicie, quattro gonne impreziosite con pieghe e mescolando due o più tessuti spesso ricamati con pietre; due cappotti di cui uno colorato magari amarena, tre-quattro giacche con un concentrato di stile e tessuti pregiati. Per le scarpe no comment, le amo troppo e non sarei obiettivo. Vale la regola anche per i gioielli: o di famiglia, o pietre che sprigionino la loro bellezza a contatto con la luce». Amano una donna femminile e ne hanno fatto la filosofia del loro primo marchio «6267», numero che la mamma di Roberto usava ricamare per lui sugli indumenti che portava in colonia. Marchio con cui nel 2005 vincono il concorso per giovani talenti. Ma attenzione, dicono: il vero talento di casa è Ugo,  il loro cane di razza  bolognese, color champagne, che vive letteralmente in simbiosi con  loro. Li segue ovunque,  senza di lui verrebbe a mancare quella serenità che si respira entrando nel loro ufficio. Finalmente due persone umane senza troppa eccentricità, ben educate e molto disponibili verso tutti, una grande famiglia dove regna il buon umore. Valore prezioso al giorno d'oggi.

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