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Benzina, mezzo pieno va allo stato:ecco le regioni più voraci

Giulio Bucchi
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  La benzina schizza a 2 euro, maledetti petrolieri. Ma la mazzata sugli automobilisti italiani è veramente tutta colpa dei produttori? No, decisamente no. Di quei 2 euro, "solo" il 50% scarso va a chi l'oro nero lo estrae, lo produce e lo esporta, vale a dire paesi produttori e multinazionali. Il resto sono tasse che paghiamo allo stato e agli enti locali sotto forma di accise e addizionali regionali. Sulle prime la letteratura è ormai ricca: c'è l'accisa per la costruzione dell'Autosole (iniziata negli anni Cinquanta e bella che finita), quella per la crisi di Suez (1956), per il disastro del Vajont (1963), l'alluvione di Firenze (1966), il terremoto del Belice (1968), del Friuli (1976) e dell'Irpinia (1980), la missione militare in Libano (1983) e in Bosnia (1996). E ancora, l'emergenza in Libia: accisa. L'alluvione in Liguria: altra accisa. Da ridere? Sì, ma c'è da piangere se pensiamo che continuiamo a pagare addirittura il finanziamento per la guerra in Abissinia: era il 1935 e fu la prima accisa. Decennio dopo decennio, centesimo di lira e centesimo di euro, si è arrivati all'aumento stabilito dal Governo Monti nel decreto salva Italia di fine 2011: l'imposta di fabbricazione sui carburanti è passata per la benzina da 622 a 704,2 millesimi per litro. E a maggio altro aumento per il terremoto in Emilia Romagna (+2 centesimi): in tutto, negli ultimi 16 mesi, sei rincari. Quanto guadagnano le regioni - Ma perché il prezzo varia di regione in regione? Semplicemente perché ogni regione ha facoltà di "appesantire" il prezzo dei carburanti alla pompa attraverso le addizionali. La Toscana è quella che picchia più duro (e infatti ha registrato i prezzi più alti d'Italia) con un rincaro di 6,1 centesimi di euro al litro litro, davanti a Marche (+5 centesimi euro/litro) e Umbria (+4,0 centesimi euro/litro). In Lazio, Liguria, Calabria, Campania, Molise, Piemonte e Puglia si pagano invece "appena" 2,5 centesimi di euro al litro. Mario Deaglio su La Stampa ha definito lo stato italiano uno "stato-sceicco" perché gode di una "rendita petrolifera": le casse pubbliche, infatti, incassano il 21% dell'Iva sul prezzo della benzina. Se sale il prezzo, aumenta in proporzione il gettito fiscale. E lo stesso, sia pure in misura minore, accade alle regioni.         

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