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Di Super Mario ce n'è uno:è Draghi e non Monti

Mario Draghi e Mario Monti

Andrea Tempestini
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  Povero Monti, eterno secondo. Il Mario premier trova sempre un Mario più bravo di lui, più accattivante, più convincente. Nei giorni del campionato europeo in Polonia e Ucraina fu surclassato dal Super Mario Balotelli, che scaldò il cuore degli italiani a suon di gol e belle giocate prima del disastroso epilogo contro la Spagna in finale. Il Balo e i ragazzi di Prandelli, almeno qualche gioia e qualche speranza ce l'avevano data. Ma quella degli Azzurri è tutt'altra storia. E' solo un gioco, il calcio. La crisi, invece, è un mostro che molti italiani devono affrontare ogni giorno. Quando si parla di spread, Btp, Bce e salvataggio dell'euro purtroppo - anche se spesso ne sfuggono motivi e responsabilità personali - non si scherza. Nella seconda storia, quella di un'Italia che pressapoco un anno fa cominciava la sua corsa (economica) verso il baratro, il Monti premier avrebbe dovuto levarci le castagne dal fuoco. Così non è stato. Il Belpaese trasformato dal professore si è trasformato nel luogo con la pressione fiscale più alta al mondo, mentre i problemi non sono stati risolti: Pil, debito pubblico, diosccupazione e produzione industriale certificano il falliMonti, e le cifre lo dimostrano. Nel momento più difficile, per l'Italia e per il Vecchio Continente, ecco che si materializza un altro Super Mario (il Draghi), pronto ad eclissare il professor Monti. L'attesa era messianica. E non è stata delusa. Le decisioni sullo scudo anti-spread prese da Draghi, al di là di facili entusiasmi, assumono le sembianze del momento chiave per la salvezza dell'euro e, di riflesso, dell'Italia. Le decisioni di oggi, mercoledì 6 settembre, del governatore della Bce hanno il sapore di un momento storico: il vero Super Mario tira uno schiaffone a Germania, Bundesbank e Angela Merkel, e annuncia il "piano di acquisto illimitato di Bond". Eccolo, il bazooka, Eccola, l'arma che può salvare la moneta unica e, nel caso, l'Italia. Quell'Italia che Monti credeva di aver portato in acque sicure col decreto-mazzata pomposamente (auto) ribattezzato "salva-Italia". Il governatore della Bce, al contrario, non aspetta, non indugia, e col suo piano anti-spread infonde una massiccia dose di fiducia ai mercati e fa crollare gli spread dei Paesi in difficoltà. Tutt'altra pasta, insomma. "Un importante passo avanti, ho molto apprezzato che, nella propria indipendenza, la Banca centrale europea sia arrivata alle decisioni prese", Monti ha commentato a caldo le decisioni di Draghi. Il premier ha poi ribadito che "non è detto" che l'Italia dovrà chiedere aiuti e che "continua a muoversi con disciplina sulla strada delle riforme", quelle riforme che però, in dieci mesi di governo, non ci avevano condotto fuori dal pantano. Monti si toglie il cappello davanti a Draghi (il vero Super Mario) e riconosce i suoi successi. Nel giorno del trionfo della linea di Draghi - poche ore prima dell'intervento del governatore della Bce - da Monti era arrivato un messaggio trasversale alla Germania: "Il nostro Parlamento ribolle di un sentimento anti-tedesco". Una frase ambigua, polivalente, che però, da qualunque parte la si guardi, sembra una carezza rispetto al "pugno" sganciato da (Super Mario, è bene ribadirlo) Draghi contro il rigore di Berlino.  

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