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Guardia di Finanza, le imprese: "Stato di polizia". E' caccia al maresciallo gola profonda

Giulio Bucchi
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L'autodenuncia del maresciallo della Guardia di Finanza sulle pagine di Libero ha scatenato la protesta e la rabbia degli imprenditori. "Quelle rivelazioni non stupiscono", spiega il presidente di Confapi Industria Paolo Galassi. Per Mario Pozza (Confartigianato Treviso) "non c'è libertà d'impresa", mentre Alberto Marchiori (politiche comunitarie di Confcommercio) parla di "vessazioni continue e regole incerte". Di fatto, è la denuncia di chi fa impresa, "l'Italia è uno Stato di polizia". L'ammissione del finanziere ("Incasso tangenti per lo Stato, quando arrivo l'imprenditore sa già che è spacciato, paga anche se ha ragione") obbliga anche il governo ad ammettere che la lotta all'illegalità ormai si è snaturata. "La riscossione va cambiata - è il commento del sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti - lo chiedono anche a Equitalia. Padoan supporti la mia riforma: più garanzie per i contribuenti". E intanto tra le Fiamme Gialle è scattata la caccia alla gola profonda. Il Comando generale della Gdf è in subbuglio, molti finanzieri contestano la confessioni ma per alcuni è "sintomo di un disagio vero".

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