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Anche le cheerleader in campo per i terremotati dell'Emilia

L'allenatrice Rossella Pivanti è di Mirandola: "Con la nazionale raccogliamo fondi e regaliamo svago alle vittime del sisma"

Giulio Bucchi
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di Marco Petrelli Trent'anni, emiliana, Rossella Pivanti è un istruttore della Federazione Italiana Cheerleader e coach delle Rocks cheerleader di Reggio Emilia. Vive a Mirandola, ed anche lei è sfollata come molti concittadini,  ma il sisma non ha intaccato la passione per una disciplina sportiva che si è anche trasformata in opera di solidarietà a favore delle popolazioni terremotate. La raggiungiamo telefonicamente, dopo una trasmissione televisiva cui ha partecipato.  Quando nasce la passione per il Cheerleading? "Due anni e mezzo fa. Dopo aver appreso il ‘mestiere' ho seguito i lavori della Federazione; ora sono istruttore di IV livello e alleno le Rocks di Reggio Emilia". Il cinema spesso ci offre un'immagine stereotipata delle cheerleader. Tu cosa pensi? "Lo so bene, purtroppo. Diciamo che in Italia teniamo molto alla preparazione fisica, poiché affrontiamo anche complicate manovre acrobatiche; in America, al contrario, si offre più spazio all'esibizionismo…". Quante ragazze alleni? "Noi adulti siamo dodici e sosteniamo gli Hogs football Reggio Emilia e la Baseball Reggio Emilia. C'è poi una squadra teen che si occupa del football under 21".  Football, baseball… Calcio? "Saltuariamente, anche se siamo già state chiamate dalla Reggiana per inaugurare la nuova stagione". Sappiamo che oltre allo sport ti occupi di iniziative di solidarietà. Vuoi parlarcene? "Non oltre, insieme allo sport. Sono di Mirandola e sai che la mia città è stata duramente provata dal terremoto di maggio. Con il Comune di Concordia (località limitrofa anch'essa colpita) abbiamo pianificato eventi per offrire uno svago ai terremotati e raccogliere fondi a loro beneficio". Come sta andando? "Direi bene. E' un modo per tornare alla normalità e lo sport in questo non può non avere un ruolo sociale importante". Esiste un'età per iniziare a fare la cheerleader? "No, esiste semmai l'amore per un'attività completa, che mette alla prova fisico e mente in relazione con se stessi e con la squadra".

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