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Preso l'ultimo boss dei Casalesi

Massimo Di Caterino, latitante dal 2010, è stato stanato in un bunker

Eliana Giusto
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  Si trovava in compagnia della moglie nel centro di Francolise, in via Roma, precisamente nella località di Sant'Andrea Del Pizzone, il latitante Massimo Di Caterino, nato a Caserta il 22 febbraio del 1972, alias Pistuolo. E' stato stanato dagli agenti della squadra mobile di Caserta all'interno di un'abitazione dove, nel box doccia, era stato ricavato un bunker in cui si era nascosto. La polizia nel fortino ha rinvenuto una pistola calibro 7,65 con due caricatori riforniti, la somma di 10mila euro in contanti e un disturbatore di microspie.  Il blitz - La moglie del boss, Marianna Zara, è stata interrogata dagli agenti della squadra mobile di Casal di Principe e Caserta dopo la cattura del marito. I due, stando alle indagini, erano ospitati da un operaio, Massimiliano Iossa, locatario dell'immobile di due piani ora sequestrato dalla polizia. Massimo Di Caterino era uno dei più fidati luogotenenti di Michele Zagaria (capoclan arrestato dopo 16 anni di latitanza), ricercato dal 31 marzo 2010. Nell'aprile del 2010 era stato colpito da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, estorsione e favoreggiamento personale, reati aggravati dall'avere agito al fine di agevolare l'organizzazione di stampo mafioso denominata clan dei casalesi-gruppo Zagaria.  La latitanza - Di Caterino è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso ed è imputato nel processo a carico di affiliati vicini al boss Michele Zagaria, ex primula rossa del clan dei Casalesi, in carcere al 41 bis dal 7 dicembre del 2011. Nell'ordinanza a carico di Massimo Di Caterino, eseguita il 2 aprile del 2010 dai carabinieri, erano inclusi anche i nomi del padre di Michele Zagaria, Nicola, di 85 anni, e il fratello Carmine assieme a un due imprenditori. Il processo ora in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere vede imputati, infatti, un gruppo di parenti e fiancheggiatori del capoclan accusati di associazione camorristica e, a vario titolo, tentata estorsione e rivelazione di segreto d'ufficio. Dal marzo del 2010 Di Caterino si era reso latitante.  

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