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Prato con Firenze? Mai, semmai con la Cina...

Fusione delle province, in Toscana goliardi scatenati: i fiorentini se la prendono con la vicina cittadina, diventata feudo degli imprenditori orientali

Giulio Bucchi
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Lo scioglimento delle province ha creato una vera e propria bagarre sia in campo politico-amministrativo che in campo campanilistico, settore quest'ultimo nel quale il popolo toscano primeggia. E proprio dalla Toscana arriva la notizia di una iniziativa destinata certamente a far discutere, ma soprattutto a far sorridere di alcuni aspetti della famigerata spending review. Al sindaco di Prato che aveva definito "vergognosa" la fusione con Firenze, la goliardia fiorentina replica con la proposta di accorpare Prato alla Repubblica popolare cinese. Prendendo come pretesto la folta comunità asiatica che da anni popola la terra di Malaparte, i goliardi sono passati all'azione aggiungendo una vistosa "L" alla segnaletica urbana, un modo per 'abituare' i pratesi all'uso di una nuova nomenclatura: Plato, ovvero Prato secondo la pronuncia (italianeggiante...) di Pechino. Un'azione alla quale è seguita una breve nota firmata dal Comitato OIBO (Oltre il Blocco Occidentale) e nella quale si legge che l'adesione al paese che fu di Mao Tse Tung potrebbe essere una sana e risolutiva risposta della cittadinanza pratese all'abolizione della sua "effimera e onerosa" provincia.

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