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Alessandro Sallusti libero,Napolitano sconfessa i pm:"Basta una multa"

Il Quirinale ha commutato la pena da detentiva a pecuniaria. Sallusti può essere libero pagando una multa di 15000 euro. Sconfitta per la procura di Milano che aveva detto no alla libertà per il direttore

Andrea Tempestini
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Il Presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha commutato la pena detentiva di Alessandro Sallusti, dierettore de IlGiornale, in pena pecuniaria. Sallusti quindi dovrà pagare una multa per essere libero. Napolitano ha sconfessato il parere delal procura generale di Milano che non voleva alcuna modifica alla pena di Sallusti. Ora il direttore con un suo atto volontario dovrà pagare un' ammenda di 15000 euro per essere libero. Sallusti, condannato a 14 mesi da scontare ai domiciliari per diffamazione, appresa la notizia ha dichiarato: "Ringrazio Napolitano. Accetto la grazia. Deve valere per tutti i giornalisti - prosegue Sallusti - chiara indicazione a magistratura e politica" .  Sconfitta della procura  - La grazia ad Alessandro Sallusti? No, grazie. Era stato questo il parere della Procura generale di Milano. In meno di un giorno il pg Manlio Minale ha risposto alla richiesta di Giorgio Napolitano, che lo aveva interpellato sulla possibilità di chiudere con un atto di clemenza la vicenda del direttore de Il Giornale, condannato senza condizionale a quattordici mesi per diffamazoni, e quindi rinchiuso dall'inizio dello scorso dicembre agli arresti domiciliari. Parere non vincolante - Per inciso, il parere della procura generale non era vincolante, come pure quello del ministro della Giustizia, Paola Severino. La decisione finale, infatti, spetta comunque al Quirinale. Il no di Minale, però, è d'intralcio sulla strada della grazia, presentata dal legale di Sallusti, Ignazio La Russa, insieme alle firme raccolte da Libero e a quelle di un lungo elenco di parlamentari di diversi partiti. Procura spaccata - Le motivazioni del gran rifiuto della procura di Milano non sono ancora note. Ma il "no" era piuttosto prevedibile, poiché la magistratura, sul caso Sallusti la magistratura meneghina si era spaccata dopo la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati. La decisione di Bruti, infatti, fu aspramente contestata dai pm, che accusavano Sallusti di un trattamento di favore. Il giudice di sorveglianza, poi, ammise Sallusti - contro la sua stessa volontà - agli arresti domiciliari.   

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