I farmaci non hanno influito
sulla morte diEluana
Nessuna complicazione tossicologica nella morte di Eluana Englaro: a stabilirlo dovrebbe essere stata l'autopsia disposta dalla Procura di Udine sulle cause del decesso della donna, avvenuto nel capoluogo friulano il 9 febbraio scorso, dopo 17 anni di stato vegetativo persistente. I risultati completi dell'autopsia si dovrebbero conoscere domani, quando il medico legale Carlo Moreschi, che ha coordinato gli esami sul corpo di Eluana, consegnerà le relazioni finali al Procuratore di Udine, Antonio Biancardi. Le prime indiscrezioni, però, sono trapelate già in serata e sono in linea con le conclusioni alle quali erano già giunti, ad aprile, altri due periti nominati dalla Procura di Udine, Gastone Zanette ed Enrico Facco dell'Università di Padova. In sostanza, sia gli esami tossicologici, sia gli altri accertamenti autoptici non avrebbero rilevato dubbi sul rispetto del protocollo attuato nella casa di riposo "La Quiete" di Udine per la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione di Eluana. Domani, con l'ufficializzazione dei risultati dell'autopsia, arriveranno anche le risposte ai quesiti posti dal pm a Moreschi e alla sua equipe, composta da Daniele Rodriguez, direttore della Scuola di specializzazione in Medicina legale di Padova, e Rino Fraldi, docente di tossicologia forense di Macerata. Riguardano le cause della morte di Eluana, i mezzi con cui è avvenuta e le possibili concause che potrebbero averla determinata, a cominciare dall'ipotesi che alcuni farmaci possano aver accelerato il decesso. Quello che al momento è certo è che il decesso è avvenuto per arresto cardiocircolatorio dopo una crisi di natura elettrolitica conseguente a disidratazione. A stabilirlo sono stati gli esami eseguiti subito dopo la morte di Eluana. I periti del pm Zanette e Facco hanno poi stabilito che Eluana "si è spenta in modo silenzioso e senza apparenti segni di sofferenza" e che "la somministrazione di farmaci e sedativi non può essere ritenuta causa o concausa dell'incapacità di alimentazione naturale di Eluana". Nell'inchiesta avviata dalla Procura di Udine, il pm Biancardi ha indagato il padre di Eluana, Beppino Englaro, l'anestesista Amato De Monte, che ha guidato l'equipe che ha assistito la donna nei suoi ultimi giorni di vita, e gli altri 12 componenti della stessa equipe. Il reato ipotizzato nei loro riguardi è quello di concorso in omicidio volontario. Per difendersi, a metà marzo, Beppino Englaro, De Monte e gli altri sanitari hanno depositato una memoria di oltre 200 pagine nelle quali sostengono che quello che è accaduto a Udine, nella stanza di Eluana, è stato "assolutamente in linea con quanto previsto dal protocollo", stilato sulla base del decreto della Corte d'Appello di Milano che consentiva a Beppino Englaro di autorizzare l'interruzione dell'alimentazione della figlia. Per questo al pm hanno chiesto di archiviare il fascicolo "per l'insussistenza degli elementi di reato". Biancardi ha già annunciato che non chiederà proroghe per le indagini e, in serata, Moreschi ha reso noto che, per rispondere alle domande della Procura, non ha bisogno di alcun altra proroga dopo quella chiesta e ottenuta nei mesi scorsi.