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Galan, inchiesta Mose: "Tante falsità sul mio conto. Errori e omissioni della Finanza"

Nicoletta Orlandi Posti
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«Su di me sono state scritte tutte le peggiori infamie. Io so che il politico è un mostro e che in questi periodi sia anche più vero del solito, ma mi aspettavo più rispetto nei confronti miei e della mia famiglia». Giancarlo Galan replica alle accuse rivoltegli nell'ambito dell'inchiesta Mose, per cui i pm hanno chiesto l'autorizzazione alla Camera alla custodia cautelare con una conferenza stampa in cui ha illustrato la sua memoria di difesa. «Mi viene da dire finalmente - ha esordito il parlamentare azzurro - perchè dopo 20 giorni posso finalmente parlare. Per rispetto della magistratura non ho parlato prima, perchè volevo che i magistrati mi ascoltassero e volevo che fossero i primi a farlo. Non hanno voluto farlo e ora io sono qui, perchè in questo frattempo sono state scritte tutte le peggiori infamie sul sottoscritto, sono stato investito da un ciclone giudiziario, umano e mediatico che mai avrei pensato, anche perchè non ho le colpe che mi vengono attribuite dai miei tre accusatori». La casa - Galan parla della casa: «Sono state dette colossali fesserie sulla storia della casa, che è molto lineare ma molto diversa da come è stata raccontata» puntualizza spiegando che «la casa fu acquistata a un'asta giudiziaria nel 1999 per 300 milioni di lire da un dentista di Pantelleria, dopo che l'asta era andata deserta 15 volte. Io la compro nel 2005 per un prezzo di poco inferiore a un milione di euro, quindi la pago sei volte tanto, perchè era già restaurata (e Galan mostra le foto della casa prima che la comprasse) altro che restauro miliardario, balle!», alza il tono Galan. «Il dentista l'ha restaurata prima, le cifre che ho speso io sono 400 milioni nella parte centrale e 300 mila euro, in tutto 700 mila euro per i quali ho contratto mutuo per 200 mila euro, e i lavori non sono finiti nel 2011 ma nel 2007, perché ci dormivamo e pagavo le bollette, nel 2009 al mio matrimonio Silvio Berlusconi ci ha dormito. Una colpa la ammetto: abbiamo tardato la dichiarazione di fine lavori per un motivo fiscale, per il pagamento dell'Ici», confessa Galan. Il patrimonio - Ma «le più colossali fesserie riguardano la mia condizione patrimoniale», puntualizza l'ex governatore del Veneto. «Non esiste neppure una prova che io abbia ricevuto denaro dai soggetti che mi accusano, esistono invece molte prove che loro abbiano preso e maneggiato soldi ma mai che questi soldi li abbiano dati a me, anzi Baita lo conferma in un'intervista il 7 giugno». Non solo, Galan smentisce anche di avere «18 conti correnti» e di avere «interessi in Indonesia sul gas». «Io ho un attivo di 702 mila e rotti euro, non sono nato entrando in politica eppure del patrimonio accumulato prima nessuno ne tiene conto, soprattutto la Guardia di Finanza» che calcola solo «l'imponibile» da quando «sono in politica, «è l'unica voce che la GdF mette a mio carico, ma si dimentica altre voci che sono il 70-80%« del reddito. E ancora: «Io non sapevo di avere 18 conti correnti, tra cui il telepass, il Banco popolare socio coop che non so neppure cosa sia», insiste Galan. Quanto agli «interessi nascosti in Indonesia, io non sapevo neppure che in Indonesia ci fosse del gas, a me del gas in Indonesia non me ne frega proprio niente», afferma. Le omissioni della Finanza - «Quelli della guardia di finanza non sono solo errori, ma omissioni», ha tuonato Galan. «Tra le fesserie che sono state dette sulla mia condizioni patrimoniale - spiega l'ex governatore -, non esiste una parola che provi che io abbia ricevuto denaro dalle persone accusate. Del patrimonio accumulato prima di diventare presidente della Regione Veneto nessuno ne tiene conto, tanto meno la guardia di finanza». «La somma fiscale netta - aggiunge Galan - delle mie entrate dal 1987 dal 1991 è stata di un milione e 326mila euro. Sono gli anni che sono esclusi dalla sommatoria della guardia di finanza. Ero un dirigente di una società privata che fatturava miliardi di lire, non un negozietto».  La fattura - «Io un'idea chiarissima me la sono fatta» su cosa è successo, ammette Galan. «Il Mose è un'opera statale, regolata da leggi dello Stato e finanziata con soldi dello Stato, tanto è vero che io non l'ho mai neanche citata nelle opere regionali di cui vado fiero e poi avete mai visto una tangente che viene pagata 4 anni dopo a uno che ha fatto una cosa di cui era fermamente convinto? Io sono sempre stato un grande sostenitore del Mose». «Qualcuno quei soldi se li è presi», sostiene Galan. E alla domanda se quando era governatore del Veneto si fosse mai accorto di nulla, replica: «come faccio ad accorgermi di questa cosa, Baita fa una fattura finta a San Marino, la Minutillo parte, prende i soldi e glieli porta. Come facevo a saperlo? Ma non c'è uno che dica di avermi dato i soldi, neppure Mazzacurati, ed io dell'ingegner Neri non ho mai sospettato l'esistenza, in 170 mila pagine non c'è uno che dice che io abbia preso nemmeno mille euro. È ovvio che ho un sospetto su chi ha falsificato le carte e i conti». «La firma» sul conto di San Marino «è una firma falsa che imita la mia, e ha carattere femminile...», conclude Galan. No comment sulla segretaria - «La Minutilo era stata appena licenziata dall'onorevole Paolo Scarpa Bonazza Buora, molto influente all'epoca in quanto coordinatore regionale di Forza Italia, che la mise in mezzo ad una strada e lei con grande abilità si ingraziò tutti andando a lavorare al gruppo regionale. Essendo una gran lavoratrice si fece assumere. Io non l'ho mandata via più di otto anni fa per l'antipatia che aveva con mia moglie, figurarsi.... La verità è che era antipatica a tutti, nessuno la sopportava. Ed era la segretaria più lussuosamente e costosamente vestita dell'emisfero boreale. Quando ho saputo che indossava un cappotto da 16 mila euro, allora qualche dubbio mi è venuto...». Giancarlo Galan, in conferenza stampa, non aggiunge altro in merito all'ex segretaria Claudia Minutillo, sua accusatrice nell'ambito dell'inchiesta Mose, perchè «su questo vorrei prima parlarne con i giudici, solo su questo scusatemi ma faccio degli omissis». Ma «certo, qualche dubbio mi viene, quando vedo che con le sue dichiarazioni ha ottenuto, dopo aver fatto quello che ha fatto, un patteggiamento di un anno e oggi si fa fotgrafare su una plancia di una barca...». Riguardo a Piergiorgio Baita, il manager veneziano che lo accusa nell'ambito dell'inchiesta sul Mose, Galan dice che «è un uomo di un'intelligenza elevatissima, ma di un cinismo feroce, è uno davvero capace di tutto». Ma «ha un limite preciso, la sua presunzione, lui si ritiene troppo più intelligente di chiunque altro. Ora fa l'uomo copertina in alcune interviste settimanali, ha patteggiato per quei reati. Si direbbe un fenomeno, un fenomeno del male... Ma sono altri i valori della vita», conclude Galan. La moglie - Illustrando la memoria difensiva depositata in Giunta per le autorizzazioni della Camera sull'inchiesta sugli appalti truccati del Mose Galan parla anche della moglie: «Non faceva la cubista, non ha neppure il fisico, anche se è una bellissima donna a cui voglio bene. Quando mi ha conosciuto lavorava nel volontariato ed è stata licenziata». Per Galan, comunque, «i lavori del Mose devono continuare, assolutamente, io ci credo, non vedo l'ora di vederlo in funzione, non c'è ombra di dubbio che vada finito, sarebbe come dire non mettere la cassetta delle offerte pubbliche in Chiesa perchè qualcuno si ruba i soldi».

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