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Processo Ruby, chi sono i tre giudici d'Appello che decideranno il destino di Silvio Berlusconi

Giulio Bucchi
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Enrico Tranfa, Concetta Lo Curto e Alberto Piccinelli. Ai più sono nomi sconosciuti, ma Silvio Berlusconi ha imparato a conoscerli bene in questi mesi perché saranno loro, il 18 luglio, a decidere il suo destino. Sono rispettivamente il presidente e i due giudici a latere della Corte d'Appello del Tribunale di Milano chiamati ad emettere la sentenza sul processo Ruby. "Rischio 10 anni di arresti domiciliari", è il terrore del Cavaliere, che in caso di condanna si vedrebbe revocare i servizi sociali "residuo" della condanna per il processo Mediaset. Il galantuomo Tranfa - La speranza del collegio difensivo dell'ex premier, guidato da Coppi e Ghedini, è di trovarsi di fronte a un collegio giudicante "non prevenuto". Secondo i commentatori più attenti a quel che accade nei corridoi del Tribunale milanese (mai tenero nei confronti del Cavaliere), Tranfa risponderebbe a questa speranza. Iscritto alla corrente Unità per la Costituzione (Unicost), secondo il Foglio "si è sempre distinto per riserbo e distacco". Il Giornale lo descrive come "molto attento", fino a chiedere chiarimenti durante il dibattimento in Aula "su un dettaglio infinitesimale, che era sfuggito a tutti tranne che a lui". "Se stanno così attenti, vuol dire che non hanno ancora deciso", conclude il quotidiano di via Negri. Da gip, Tranfa si segnala per l'inchiesta sui funzionari Asl "protettori" di Poggi Longostrevi (scandalo sanità devastante nella Milano a cavallo di anni Novanta e Duemila), quindi è diventato coordinatore delle sezioni penali del Tribunale e presidente della sezione del Riesame. Da presidente del collegio che giudicerà Berlusconi, fin qui si è distinto per i toni decisamente "british". "Fatemi una cortesia: uscite da quelle gabbie perché l'immagine della stampa seduta dietro le sbarre è davvero poco edificante. Mi amareggia", esortava i cronisti raggruppati negli spazi tradizionalmente riservati ai detenuti. "Parola garbata e linguaggio forbito", imposto dall'educato Tranfia a tutti gli attori in gioco, quasi a dimenticare i frizzi e i lazzi vissuti al tempo del processo Ruby di primo grado. Tanto da creare un insolito clima di distensione e collaborazione tra Corte, difesa e accusa. I precedenti di Locurto e Puccinelli - Quanto ai due collaboratori, la Lo Curto nel 2010 assolse il deputato Pdl Massimo Berruti, accusato di riciclaggio, andando contro la richiesta di arresto della Procura. Il suo passato è abbastanza oscuro e, giurano gli ottimisti vicini a Berlusconi, "è una buona notizia". Il precedente con Puccinelli per il Cav è benaugurante: è stato lui il giudice estensore delle motivazioni della sentenza Unipol che ha dichiarato prescritta la condanna a un anno a carico di Berlusconi. Era il processo sulla pubblicazione del celebre "Abbiamo una banca" di Piero Fassino e il giudice non mancò comunque di sottolineare come da quella decisione, giunta alla vigilia di una campagna elettorale, l'allora presidente del Consiglio poteva aver tratto "un vantaggio nella lotta politica".

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