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Italia, i 50 convertiti pronti a combattere per la Jihad

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Nicoletta Orlandi Posti
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Hanno tra i 18 e i 25 anni e sono per lo più maschi. Sono in tutto una cinquantina e sono pronti a partite dall'Italia per combattere in Siria e in Iraq la guerra santa degli ijhadisti. E' questo l'allarme dei Servizi Segreti a proposito del reclutamento di giovanissimi musulmani italiani, i cosiddetti "foreign fighters", da parte del terrorismo dell'Isis che usa il web per convertire e poi arruolare. La gran parte, almeno l'80%, sono italiani che hanno sposato la religione islamica all'Islam da poco e in modo molto rapido. Molti sono stati reclutati al Nord: la zona di Brescia, assieme alle città di Torino e Milano è in fermento. Ma anche Ravenna e Bologna, l'area di Padova, la Valcamonica, oltre a Napoli e Roma. Duecento reclutatori - Poi ci sono gli "ufficiali di collegamento", circa duecento persone italiane, che si occupano di organizzare le trasferte delle reclute nei posti dove occorre combattere. Secondo il Corriere della Sera questi ultimi soggetti sarebbero "attenzionati" e ritenuti molto pericolosi dai nostri servizi perché rientrati nel nostro Paese dopo un periodo di addestramento in basi segrete, per lo più in Afghanistan. Rappresentano un fenomeno del tutto nuovo e in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei come Gran Bretagna, Germania e Francia e Belgio. Lì la gran parte dei jihadisti reclutati, molto più numerosi di quelli italiani, vanno direttamente a combattere come volontari nei teatri di conflitto. Da noi è il contrario. La maggioranza resta a fornire sostegno logistico, organizzativo e di reclutamento sul nostro territorio, ritenuto uno snodo nevralgico. Molti di questi duecento "ufficiali di collegamento" presenti sul nostro territorio nazionale sono rientrati in Italia da Paesi in guerra, inclusa la Siria: come distinguerli con certezza dai richiedenti asilo?

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