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Ruby, Enrico Tranfa: "Ho deciso di dimettermi dopo un viaggio a Lourdes"

Ignazio Stagno
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"Ho capito che dovevo dimettermi dopo un viaggio a Lourdes". Così Enrico Tranfa, giudice della Corte d'Appello di Milano parla della sua scelta di dare le dimissioni dopo la pubblicazione delle motivazioni del processo Ruby. Un viaggio a Lourdes, prima delle dimissioni da magistrato. Un viaggio per cercare, attraverso la fede e la preghiera, il se stesso più profondo e "aiutarsi" a scegliere di fare, come dice lui alle persone che gli sono state più vicine, "la cosa giusta". Una crisi mistica dunque avrebbe spinto il magistrato a dare le dimissioni. I motivi della scelta - La toga che voleva condannare il Cav si confessa: "La mia - confida Tranfa ai colleghi che conosce - è stata una decisione solitaria, maturata a lungo, meditata, che solo io potevo prendere, e senza chiedere consigli a nessuno. So che c'è chi mi avrebbe detto: 'Stai attento alle conseguenze' e chi mi avrebbe chiesto: 'Sei proprio sicuro?'. Chi avrebbe approvato e chi no. Ma nessuno è indispensabile e non ho bisogno di sentire gli altri quando devo sentirmi in pace con me stesso". La tesi anti-Cav - Nonostante la sentenza d'appello abbia chiarito le vicende del caso Ruby riconoscendo al Cav la piena innocenza, Tranfa continua a sostenere la sua tesi anti-Silvio: "Qui si dimentica che abbiamo a che fare con una minorenne. Non ci vuole una zingara per capire com'è andata quella notte in questura", avrebbe detto il magistrato come racconta il magistrato. Ma non l'hanno pensata come lui Concetta Lo Curto, giudice estensore della sentenza, e Alberto Puccinelli, consigliere. Per loro il Cav è innocente, con buona pace di Tranfa. 

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