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Stefano Cucchi, il presidente della Corte d'Appello: "Qualcuno l'ha pestato ma non sappiamo chi"

Lucia Esposito
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"Tutte le volte che un processo si chiude con un'assoluzione, le vittime provano un senso di amarezza perché ritengono che non sia stata fatta giustizia. Ma io, come cittadino, mi sento più tranquillo a sapere che nel dubbio dell'insufficienza di prove, i magistrati hanno scelto di assolvere". Il presidente della Corte d'Appello di Roma, Luciano Panzani, in un'intervista al Messaggero spiega che effettivamente qualcuno ha pestato Cucchi ma ma non si sa chi è stato e quindi la condanna è impossibile. Per questo,  il collegio del suo tribunale che ha deciso di assolvere tutti gli imputati per insufficienza di prove. Le ragioni dell'assoluzione - A Roma da pochi mesi dopo una lunga carriera a Torino, letti i giornali, ha deciso che era giusto dire la sua Luciano Panzani è quindi intervenuto sulle polemiche seguite alla sentenza di assoluzione di tutti gli imputati coinvolti nell'inchiesta per la morte del giovane arrestato per droga. "E' chiaro che se Cucchi ha avuto delle fratture non se l'è certo procurate da solo e che è stato picchiato. Ma non siamo in grado di dire cosa sia accaduto. E faccio notare che la corte di assise che ha giudicato sul caso è formata da cittadini comuni. Se c'è un caso in cui la giustizia si è espressa in nome del popolo è proprio quando a decidere è una corte di assiste. Ma per condannare ci vogliono le prove". ha continuato il presidente della Corte "e se un giudice ritiene che la prova non è stata raggiunta oltre ragionevole dubbio deve assolvere". Per il presidente quello che bisogna fare è evitare che ci siano altri casi come quello di Stefano Cucchi- "Ogni parte dello Stato deve portare il proprio contributo affinché non ci sia pipù la possibilità che qualcosa vada storto nella detenzione di un cittadino".   

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