L'Europa vuole che diamo le case gratis ai rom
Ieri al presidente della Commissione europea, un signore che essendo stato nominato in tenera età ministro del Lavoro del Lussemburgo non ha di fatto mai lavorato, è saltata la mosca al naso. Colpa di Matteo Renzi, il quale ha il vizio di non tener la bocca chiusa e parla un po' di tutto, Europa compresa. Ma che cosa ha detto il nostro presidente del Consiglio di tanto grave da fare irritare Jean-Claude Juncker? Niente di sconvolgente: semplicemente che a Bruxelles ci sono schiere di burocrati i quali pensano che la vita debba regolarsi in base ai loro parametri. Una volta tanto, quello del nostro premier è un giudizio condivisibile, ma al numero uno dell'Unione europea - un uomo che deve la poltrona al sostegno riservatogli dalla Cancelliera di ferro: e qui si capisce tutto - le critiche non sono piaciute e dunque dall'alto del suo incarico l'ex primo ministro del Lussemburgo ha replicato a Matteo Renzi, dicendo che l'Europa i problemi tende a risolverli, non a crearli. Sarà, ma l'esperienza ci insegna che invece molti dei guai lamentati dai Paesi del Vecchio Continente sono frutto di scelte e decisioni sbagliate imposte proprio da Bruxelles. La rigidità con cui la Ue applica il rigore spesso fa a botte con il buon senso e non di rado produce effetti contrari a quelli che si vorrebbero ottenere. Basti come esempio il caso italiano. Nel 2011, in piena crisi economica, l'Europa voleva rassicurare i mercati, spingendo l'Italia a fare le riforme di cui parlava da anni, ma come risultato, fatto fuori Silvio Berlusconi, è arrivato Mario Monti, uno che ha fatto cadere il Prodotto interno lordo, alzato le tasse e provocato una crescita del rapporto debito/Pil. Se si avesse voluto peggiorare la situazione dei conti pubblici e anche quella dei conti privati delle famiglie diciamo che non c'era di meglio da fare, perché non solo l'obiettivo è stato centrato ma poco c'è mancato che il colpo affondasse l'intera Italia. Tuttavia, oltre che nelle questioni di stretta competenza economica, anche in altri settori la Ue dimostra di essere guidata da una banda di burocrati. Prendete il caso degli sbarchi di clandestini. A parole Bruxelles ci sollecita ad accogliere chi scappa dai Paesi in guerra, imponendoci di aprire le porte di casa nostra a chiunque arrivi a bordo di una carretta del mare e dunque pure a chi semplicemente vuole entrare in Italia anche senza essere vittima di conflitti. Ma poi nei fatti se ne lava le mani, perché si guarda bene dal far accogliere i profughi da altri Stati, anzi lascia che siano respinti alla frontiera, sostenendo che l'asilo l'hanno richiesto da noi. Una presa in giro a cui si devono i gruppi di extracomunitari accampati in alcune delle principali città italiane. Juncker dice che la Ue risolve i problemi e non li crea? Difficile spiegarlo agli abitanti della periferia di Roma che vedono bande di extracomunitari accolti per ragioni di emergenza ma che l'emergenza la provocano fra i nativi. Ancor più difficile far credere che l'Europa sia d'aiuto ai residenti di quei quartieri di Milano che sono costretti a lottare contro le occupazioni abusive di alloggi popolari. Ma se ci fosse bisogno di capire ancor meglio le follie dei signori di Bruxelles, basterebbe dare uno sguardo a una delle ultime iniziative della Ue. Da un lato gli euroburocrati ci chiedono di essere rigorosi nei conti, di risparmiare e di ridurre il debito pubblico, dall'altro la stessa Unione minaccia di aprire una procedura di infrazione contro l'Italia perché il nostro Paese non regala le case ai rom. In una lettera inviata a Palazzo Chigi, le teste d'uovo di Juncker lamentano la condizione abitativa dei nomadi. In particolare sembra non gradiscano i tipi di alloggio forniti ai rom nei pressi di Roma, giudicati troppo lontani dal centro. E poi ai cervelloni non piace che ci sia un recinzione e pure le telecamere. «Dispositivi di alloggio di questo tipo risultano limitare gravemente i diritti fondamentali degli interessati», ammonisce Bruxelles, «isolandoli completamente dal mondo circostante e privandoli di adeguate possibilità di occupazione e istruzione». Come Alice nel paese delle meraviglie, i funzionari di Juncker si stupiscono che non vengano offerte ai rom «adeguate possibilità di occupazione», quasi non sapessero che in Italia c'è una disoccupazione al 13 per cento, che raggiunge il 40 fra i giovani. E come delle belle addormentate nel bosco si domandano perché non si offrano alloggi più adeguati in zone centrali e dotati di ogni confort, senza ricordarsi che di case popolari non ne esistono a sufficienza neppure per gli italiani. Alla fine, viene il sospetto che abbia ragione Juncker e che lassù, alla guida dell'Europa, non ci sia una banda di burocrati, ma una banda di fessi e basta, i quali puntano i loro numeri come una pistola. O forse sono proprio loro i pistola che vivono nel mondo delle favole. di Maurizio Belpietro