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Assolti gli scienziati che non diedero l'allarme a L'Aquila

Matteo Legnani
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La Corte d'Appello dell'Aquila ha assolto dalle accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose sei dei 7 componenti dell' ex Commissione Grandi Rischi. In parziale riforma della sentenza di primo grado l'unica condanna a due anni di reclusione è stata inflitta a Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile. La Corte d'Appello è arrivata al verdetto odierno dopo sei udienze.  In primo grado, nell'ottobre 2012, tutti gli imputati erano stati condannati a sei anni di reclusione al termine di un processo che era durato  30 udienze. Secondo il giudice unico Marco Billi, avevano rassicurato i cittadini de L'Aquila circa l'improbabilità di una forte scossa sismica, che invece si verificò alle 3.32 del 6 aprile 2009 causando 309 vittime. I feriti furono più di 1.600 e gli sfollati circa centomila tra residenti nel capoluogo e nel cosiddetto cratere sismico che comprende 56 Comuni. I sette componenti la Commissione Grandi Rischi, scienziati ed ex vertici della Protezione civile, parteciparono a una riunione il 31 marzo 2009, cinque giorni prima del terremoto che devastò L'Aquila e il circondario al termine della quale, secondo l'accusa, avevano falsamente rassicurato gli aquilani sottovalutando il rischio sismico. L'accusa aveva chiesto quattro anni per i sette imputati: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile. Quella sentenza di condanna aveva suscitato grandi polemiche e mosso la solidarietà della comunità scientifica internazionale nei confronti degli imputati. "Da oggi sarà molto difficile comparire in pubblico a parlare dell'attività sismica in atto in Italia, con la possibilità che i ricercatori possano essere denunciati per qualche omissione o per procurato allarme aveva detto Stefano Gresta, presidente Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. "Questo giudizio è scandaloso" aveva dichiarato allo 'Spiegel' Martin Meschede, della Società tedesca di Geofisica. L'unione degli scienziati impegnati (Ucs), influente Ong americana, aveva parlato di decisione "assurda e pericolosa" e ha chiesto un intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Se fossi stato io lì avrei detto le stesse cose perchè non è possibile stabilire quando può verificarsi una forte scossa sismica'' era stato il commento di Shinichi Sakai, professore associato dell'Earthquake Research Institute di Tokyo.

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