Congo, adozioni ancora bloccate per oltre 130 coppie italiane che aspettano ancora di abbracciare i loro figli
Sono ormai passati 14 mesi, ma continua l'incubo per le oltre 130 coppie di italiani, che aspettano ancora l'arrivo dei loro figli dal Congo. Le storie, sono tante e diverse tra loro, ma tutte raccontano una stessa tragedia: l'adozione è stata convalidata anche dalle autorità del Paese africano, ma i loro figli sono bloccati e non possono partire. Inoltre, come se non bastasse si aggiunge, la paura che i tempi possano prolungarsi all'infinito, promesse mancate dei politici e il silenzio delle istituzioni. Silenzio che ha portato le famiglie a contattare il ministro degli Esteri. Strategia risultata dannosa in quanto il CAI( Commissione per le adozioni internazionali), sentendosi scavalcato ha fatto partire un silenzio stampa, richiesto anche alle coppie interessate. Unica dichiarazione, quella del presidente Silvia della Monica: "Siamo l'unica autorità competente, i contatti con le famiglie spettano a noi. Io non mi occupo dei marò". Il precedente - Eppure solo qualche mese fa, il 28 maggio scorso, a Ciampino, lo sbarco del ministro Maria Elena Boschi (nascosta alla stampa dietro la sua treccina africana), faceva ben sperare. In quell'occasione 24 famiglie che avevano raggiunto in settembre, Kinshasa dove però rimasero fino a Natale per effetto del divieto di espatrio imposto dal governo della Repubblica del Congo, riuscirono ad accogliere i 31 bambini congolesi adottati. Lo stop alle adozioni allora come oggi è frutto di "irregolarità nelle adozioni da parte di altri Paesi" ad esempio, un genitore canadese non aveva dichiarato di avere un compagno, presentandosi come single, mentre il Congo vieta le adozioni alle coppie gay. Il 26 settembre l'ultimo caso, un traffico di bambini ad opera di una famiglia nordamericana ha ribloccato sine die tutte le adozioni. Le famiglie le stanno provando tutte preoccupati soprattuto per le condizioni dei loro figli; una madre durante l'ultima festa nazionale dell'Unità ha raggiunto Matteo Renzi gridandogoli: "Fai qualcosa per i nostri bambini". Il premimer le ha preso le mani rassicurandola con queste parole: "Tranquilla, domani telefono a Kabila". Che l'abbia fatto o meno non ci è dato saperlo anche perchè neanche la diretta interessata è più riuscita ad avere news al riguardo.