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Denise Pipitone, spunta l'intercettazione choc della sorellastra: "Mamma l'ha uccisa"

Gian Marco Crevatin
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"Quanno eramu 'ncasa, a mamma l'ha uccisa a Denise". Al processo sulla scomparsa di Denise Pipitone, avvenuta a Mazara del Vallo (Tp) l'1 settembre 2004, spunta un'intercettazione ambientale dell'undici ottobre dello stesso anno, riferita in aula da un perito, della sorellastra Jessica Pulizzi che dice alla sorella Alice, mentre è a casa della madre Anna Corona, che ad uccidere la piccola Denise è stata la madre. Al che la sorella di rimando le fa: "A mamma l'ha uccisa a Denise?" e Jessica replica "Tu di sti cosi unn'ha parlari" (non ne devi parlare). Alice: "E' logico". In seguito a questa frase, la Procura di Marsala ha aperto una nuova indagine per omicidio dopo che nel 2013 proprio Jessica Pulizzi era stata assolta dall'accusa di concorso nel sequestro della piccola. La scomparsa nel 2004 - E' un mercoledì mattina il primo settembre del 2004, quando Denise, che ha quattro anni, gioca davanti alla casa della famiglia in via Domenico La Bruna a Mazara. E' affidata alla nonna materna, Francesca Randazzo. L'ultima volta che la bambina viene vista è poco prima delle 11,45. La nonna, in cucina, si accorge della sua scomparsa alle 11,50. Scatta l'allarme, e seguono ore di ricerche febbrili ma infruttuose, malgrado nuclei speciali di polizia e carabinieri e unità speleologiche battano a setaccio ogni anfratto, pozzo e cava di marmo. La Procura di Marsala è guidata in quegli anni da Antonino Silvio Sciuto, a cui subentrerà poi Alberto Di Pisa. Sciuto si dice subito convinto che "la bambina non sia lontana". Si punta l'attenzione sulla famiglia Maggio-Pipitone. Piera Maggio, madre della piccola scomparsa dieci anni fa, ascoltata il 3 settembre  2004, dagli inquirenti con il marito Tony Pipitone, rivela la verità sulla paternità di Denise e racconta dei presunti atti persecutori contro di lei da parte di Jessica e della madre Anna Corona. Le intercettazioni sospette negli anni - L'11 settembre 2004 Jessica, ascoltata nel commissariato di polizia di Mazara assieme all'ex fidanzato Gaspare Ghaleb, viene intercettata mentre dice alla madre "Quannu ero cu Alice? a pigghiai e a casa c'ha purta" (Quando ero con Alice... ho preso e a casa gliela ho portata). Una frase indicata dall'accusa come "una confessione". Due mesi dopo il rapimento, il 24 novembre, due uomini vengono intercettati vicino allo scooter di Jessica. Uno dice "Va pigghia a Denise. Ma Peppe chi ti rissi? D'unni la ha purtare? (Vai a prendere Denise. Ma Peppe che ti ha detto? Dove la devo portare?). E l'altro risponde: "Fora" (Fuori). Il processo e l'assoluzione di Jessica - Il processo si era aperto il 16 marzo 2010 dopo una lunga e complessa attività d'indagine in cui negli anni si sono susseguiti undici Pm, da Luigi Boccia e Maria Angioni agli attuali Sabrina Carmazzi e Francesca Rago. Il quadro tracciato dall'accusa in tre anni e mezzo di dibattimento è quello di un Jessica "come una moglie gelosa", senza alibi e con un movente chiaro: l'astio nei confronti di Piera Maggio per la sua relazione con il padre, Pietro Pulizzi, da cui è nata Denise. Dall'altro, la difesa ha continuato a sostenere l'innocenza di Jessica a carico della quale non ci sarebbero "prove" ma solo "congetture ed elementi indiziari". Alla fin fine Jessica Pulizzi era stata assolta dall'accusata di concorso nel sequestro di Denise. All'ex fidanzato di Jessica, Gaspare Ghaleb, imputato solo di false dichiarazioni a pm, i giudici avevano inflitto due anni di reclusione. La procura aveva chiesto per lui 5 anni e 4 mesi. Per Jessica Pulizzi, invece, la richiesta dei pm era stata 15 anni di carcere, il massimo della pena previsto per questo tipo di reato.  

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