Cerca
Cerca
+

Garlasco, le tappe del processo. "I difensori di Stasi: "Ora del delitto pilotata dai pm"

Nicoletta Orlandi Posti
  • a
  • a
  • a

Ripubblichiamo l'articolo di Cristiana Lodi uscito su Libero il 25 novembre 2011. Che Alberto Stasi abbia ucciso la fidanzata Chiara non è stato provato nemmeno dalle quattro perizie che il giudice del primo grado aveva ordinato, prima di pronunciare la sentenza di assoluzione il 17 dicembre 2009. Il dottor Stefano Vitelli prima di esprimersi aveva voluto integrare le vistose lacune che l'indagine della Procura di Vigevano aveva evidenziato, lasciando impunito l'omicidio di Chiara. Uno scrupolo finalizzato a non lasciare spazio al dubbio, al punto che l'esame del computer di Stasi , invece di dimostrarne la colpevolezza, aveva fornito la prova della sua innocenza: almeno secondo quella perizia infatti il fidanzato di Chiara era nella sua casa a scrivere la tesi di laurea e a guardare un film porno sullo stesso pc. Il filmato - Nel processo d'assise d'appello, in corso a Milano, le parti chiedono di rifare le stesse perizie, nella speranza (seppur labile) di vederne capovolto il risultato. E in particolare la parte civile, ben consapevole che di prove della colpevolezza di Stasi non ne sono state trovate e probabilmente non se ne troveranno, punta sulla emotività. Fa leva sulla suggestione nel tentativo portare dalla sua parte la giuria popolare. Nella precedente udienza, quella di martedì scorso, infatti l'avvocato dei signori Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ha proiettato in aula un filmato che simula l'omicidio. Ovviamente l'attore rappresenta Alberto che in bicicletta va a uccidere Chiara nella villetta di via Pascoli a Garlasco e poi va a casa a costruirsi l'alibi. Ieri, nella giornata dedicata alla difesa, il professore Angelo Giarda ha tuonato che «mostrare quel video è indegno di un paese civile». Dato che Alberto è stato assolto e la sua innocenza fino a questo momento resta l'unica prova. Il professore ha invitato i signori della Corte a «cancellare quel video dalla testa». E insieme con gli altri avvocati del collegio: Giuseppe Colli e Fabio Giarda, il professore ha fatto riascoltare, così come aveva fatto la parte civile, la telefonata di Alberto al 118: «Non mostra il tono freddo di cui invece parla l'accusa, nelle sue parole si evince invece l'emotività», è la replica. Dunque, in mancanza di prove, si gioca sulla suggestione scommettendo sulla inesperienza della giuria popolare in tema di diritto. Ed è per questo che l'avvocato a un certo punto aggiunge agguerrito: «Non si può articolare una richiesta di condanna sulle opinioni, le supposizioni o le ipotesi. Ci vogliono prove e qui le prove non ci sono». Parla per nove ore Angelo Giarda e oggi continuerà, sottolineando l'inammissibilità di ulteriori perizie. L'alibi - Oltre a ribadire che Alberto ha un alibi inattaccabile, l'avvocato spiega alla Corte come l'accusa abbia più volte modificato, spostato, e reinventato l'ora del delitto. Scopo: pilotare l'ora della morte di Chiara in funzione di colpevolizzare il fidanzato: «l'unica persona sulla quale si è indagato». Il 6 dicembre è prevista la camera di consiglio: la Corte si riunirà in camera di consiglio per emettere la sentenza oppure scrivere un'ordinanza per chiedere la riapertura del dibattimento. Alberto non perde un'udienza. Come i genitori di Chiara: loro, composti nel dolore che da quattro anni li strazia, chiedono la verità. «Lo dobbiamo a Chiara», mormora sua madre Rita. di Cristiana Lodi 25 novembre 2011

Dai blog