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Cassazione, è reato condizionare i coniugi nella vita e nelle scelte di lavoro. Marito siciliano condannato

Leonardo Grilli
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Una moglie oppressa da un marito gelosissimo che non vedeva di buon occhio il suo mestiere di hostess. Sembra una delle tante storie destinate a rimanere dentro le mura domestiche, e invece la Corte di Cassazione ha stabilito che il comportamento dell'uomo è reato penale. Nello specifico “assillare costantemente” il coniuge con “continui comportamenti ossessivi e maniacali ispirati da gelosia morbosa” è un maltrattamento. Il caso – L'uomo opprimeva la moglie in tutti i modi facendo pressione affinché abbandonasse il mestiere di assistente di volo perché - a detta dell'uomo – era un lavoro “non adatto a donne per bene”. Oltre a ciò era solito accusarla di “tradimenti inesistenti, con la ricerca incessante di tracce di relazioni extra-coniugali e ispezionando costantemente il telefono della donna verificando gli orari di rientro a casa e controllando gli spostamenti”. La sentenza - La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Palermo che si era opposta all'assoluzione accordata dalla Corte d'appello siciliana. L'uomo era stato assolto dal reato di maltrattamenti nel maggio 2014 mentre nei suoi confronti la Corte d'appello di Palermo aveva confermato la condanna per il reato di atti persecutori. L'accusa di maltrattamenti era caduta poiché la vita di coppia era già caratterizzata da una certa “animosità” e non c'era prova della “consapevolezza” dell'uomo nel causare alla moglie “un turbamento psichico e morale”. Il giudizio è stato poi ribaltato dalla Cassazione che ha stabilito come la donna fosse sottoposta a una “abituale vessazione psicologica, espressione di un evidente spirito di prevaricazione e fonte di un'intensa sofferenza morale”.

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