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Telefonate Renzi-Adinolfi: la procura apre un'inchiesta

Matteo Legnani
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La procura di Firenze ha aperto una inchiesta per il reato di omissione di atti d'ufficio a seguito di un esposto per accertare se il generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi abbia bloccato alcune indagini a carico di Matteo Renzi quando era comandante interregionale di Emilia e Toscana tra il 2011 e il 2014. Quando, cioè, Renzi, era sindaco di Firenze. L'esposto è stato presentato da Alessandro Maiorano, un dipendente del Comune di Firenze (assistito in questo caso dall'avvocato Carlo Taormina) che dal 2011 ha presentato numerose denunce contro Renzi tanto da essere querelato per diffamazione dal premier,  dopo la pubblicazione delle intercettazioni di alcune telefonate tra Adinolfi e Renzi, che rivelarono, come riporta oggi il Fatto quotidiano, un legame stretto tra i due. Registrato l' 11 gennaio 2014, infatti, Renzi confidava al generale delle Fiamme Gialle l' intenzione di far dimettere Enrico Letta, all' epoca ancora presidente del Consiglio, perché "è incapace" e andrebbe "governato da fuori". Confidenze da amici. E lo stesso Adinolfi, del resto, dopo aver ricordato a Renzi che può cambiare le cravatte che gli ha regalato, lo apostrofa con "stronzo". Insomma non proprio una telefonata istituzionale. Del resto, gli stessi pm di Napoli che hanno svolto le intercettazioni nell' ambito dell' inchiesta sulla Cpl Concordia parlano di una "sistematica e piuttosto inquietante ingerenza in scelte e vicende istituzionali ai più alti livelli" da parte di Adinolfi. La denuncia riporta quanto scritto dal Noe: "Adinolfi si era costruito un canale preferenziale con Renzi, Luca Lotti e soprattutto Marco Carrai". I rapporti tra Renzi e Adinolfi, prosegue, "sarebbero stati così stretti da farlo essere al corrente delle operazioni in corso, compresa la scelta dei ministri per la formazione del governo".

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