Cerca
Logo
Cerca
+

Quei centimetri che salvano BossettiTelese: la mossa a sorpresa del perito

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

Una delle scene che non si scordano, nella giornata più folle del processo Yara, culminata con la sospensione dell'udienza, è il surreale siparietto di metà mattinata. Sta parlando Ezio Denti, investigatore privato, superconsulente della difesa. È seduto al banco dei testimoni, affiancato dal suo aiutante. Mentre illustra le prove, i filmati, i fotogrammi, le ingegnose misurazioni con cui sta provando a demolire le tesi dell'accusa, compaiono diversi carabinieri. Non quelli di guardia solitamente nel tribunale di Bergamo (sono in uniforme) ma due ufficiali in borghese. Uno si mette proprio dietro di lui, con un taccuino, e prende appunti, guardando direttamente sullo schermo del consulente. Dopo alcuni minuti l'avvocato Claudio Salvagni lo nota e insorge, rivolgendosi alla presidente della Corte, Antonella Bertoja: - Camporini: «Presidente, scusi, si può evitare che ci siano delle persone dietro il nostro consulente che spiano?». - Ruggeri: «Ma stiamo scherzando? Adesso per la Difesa un maresciallo dei Ris o un poliziotto che fa il suo lavoro passa per spione?». - Camporini: «Io non ho mai visto una cosa di questo tipo in Aula!». - Bertoja: «Scusi, avvocato, ma non posso pensare che ci sia un qualsiasi intento spionistico...». - Camporini: «Ma perché allora sta proprio lì dietro, scusi?». - Ruggeri: «Quel che sta dicendo è incredibile!». - Bertoja (sorridendo): «Credo che, ragionevolmente, sia lì per l'affollamento che oggi c'è in aula. Se c'è un problema, ma solo di questo tipo, si può consigliare al signore che è lì dietro di sedersi più comodamente tra il pubblico». - Salvagni (sarcastico): «Allora guardi, purché non resti lì dietro gli cediamo volentieri un posto tra i banchi della difesa!». Qualunque fosse la vera motivazione, il sovraffollamento o la visuale sul computer di Denti, curiosamente, dopo il trambusto che segue a questo scambio di battute, l'ufficiale con il taccuino scompare, e si ritira nella stanza dei testimoni. Ma la tensione che questa ennesima polemica rivela, fotografa bene il momento drammatico di venerdì mattina. Ieri ho raccontato del colpo di scena con cui Denti ha apparentemente smontato i due fotogrammi dei furgoni che fino a ieri erano considerati dalla Pm come attribuibili a Bossetti (non essendoci stato controinterrogatorio nel merito, ma solo sulla biografia di Denti, si deve presumere che la Pm non avesse argomentazioni). Oggi è ancora più interessante entrare nei dettagli di come si è arrivati a questo colpo di scena, mettendo alla prova due inconciliabili ed opposti metodi di indagine, quello della procura e quello dell'investigatore. Per la sua esposizione Denti è partito in modo molto piano, senza effetti speciali. Poi, quando sta parlando della telecamera che secondo la Pm era la più attendibile, quella della Polynt 2, spiega che nell'incartamento degli atti, curiosamente, non compare nessuno schema di misurazione del mezzo. Gli inquirenti (stando a queste carte ed alle loro relazioni) pur avendo il mezzo sotto sequestro, non lo hanno usato per un sopralluogo a Brembate, magari per riprodurre la stessa immagine raccolta dalla telecamera. Hanno lavorato «al contrario», con uno schema di questo tipo: se questo è il mezzo di Bossetti, cosa lo identifica come tale? Nel farlo hanno individuato 14 punti distintivi. Denti ha esattamente ribaltato lo schema. Cinque mesi prima della sua udienza ha fatto regolare domanda, ha ottenuto il permesso di accedere al deposito giudiziario, si è messo a misurare e a fotografare ogni minimo particolare, fra l'altro dovendo fare i conti con un limite di tempo dato. È un'operazione inutile? Tutt'altro: come spesso capita, cerchi una cosa e ne trovi un'altra. Scattando decine di immagini sulle famose luci di ingombro che sono sul tetto del cassone, l'investigatore (senza ancora sapere che si dimostrerà un indizio decisivo) si trova quasi a cavalcioni della cosiddetta campata: ovvero di quella sbarra che attraversa la larghezza di quasi tutti gli automezzi. La campata serve per proteggere la cabina quando si ha un carico ingombrante, o un pezzo lungo, come ad esempio una scala. I Carabinieri avevano sicuramente notato che nell'immagine del furgone che attribuivano al muratore di Mapello questa sbarra era molto alta, ma non avevano dato una particolare importanza: in moltissimi furgoni, anche per facilitare i diversi carichi, c'è un accessorio molto utile che permette di modificare l'altezza della sbarra a seconda dell'ingombro. Era stato lo stesso colonnello Lago - ironia della sorte - a mostrare proprio quella sequenza, e quel frame in Aula. Ed è stato proprio in quel momento, in Tribunale, che Denti aveva fatto un salto sulla sedia. Si era ricordato che mentre armeggiava sopra la cabina del Daily di Bossetti, nel deposito giudiziario, lui e il suo assistente avevano dovuto scavalcare la sbarra per fotografare le luci. Torna in ufficio, prende il file con le foto, le visiona una per una. E poi si illumina: il furgone di Bossetti (fra l'altro comprato usato) non era regolabile. La barra di campata è saldata. Quindi il furgone della foto non può essere quello di Bossetti, anche perché, se si trattasse di una distorsione dovuta alla prospettiva, tutta la cabina dovrebbe risultare "allungata": Andare sul campo, dilungarsi in lunghe operazioni con il metro ha prodotto un risultato insperato. Ma non è il solo. L'ultima videocamera rimasta, l'ultimo fotogramma di furgone che secondo la Ruggeri era «indubitabilmente» di Bossetti è raffigurato nella telecamera 2 della ditta Polynt, in veduta laterale. Il cassone appare in tutta la sua lunghezza, ed è quello l'elemento distintivo su cui lavorano i carabinieri. Come fanno a misurarlo? Come stabiliscono che fra le tre lunghezze possibili (3 metri, 3.45 metri e 3.75 metri) si tratti proprio di un 3.45 metri, cioè quello di Bossetti? Ancora una volta, nei fascicoli dell'inchiesta, non risultano prospetti con dati di stima. E nemmeno fotogrammi lavorati con Autocad, il programma che il colonnello Lago, nella sua udienza, ha detto che era stato utilizzato dai periti dell'accusa. Così Denti decide di utilizzarlo lui stesso. Autocad è usato dagli architetti, dai progettisti, dagli inquirenti persino dagli arredatori quando devono fissare misure certe. Funziona tutto con il calcolo delle proporzioni: in un'immagine con diverse misure o distanze, bisogna avere almeno alcune misure certe, per poter calcolare quelle che non si conoscono. A complicare le cose, anche in questo caso, c'è il problema di quanto possa aver distorto il gioco di prospettiva o l'inclinazione della telecamera. Così l'investigatore della difesa ha una idea: vede che nel fotogramma è inquadrato un cancello di ferro, quello della stessa ditta, che - ovviamente - è parallelo alla carreggiata dove transita il furgone. Lui e i suoi assistenti si armano sia di metro che di misuratore laser. Vanno sul posto: appurano che il cancello è lungo sette metri, che è composto di 44 sbarre, ognuna larga quattro centimetri, con un intervallo di 10.05 centimetri tra l'una e l'altra. Ogni sbarra è alta 1.25 centimentri, la pianta è larga 35, l'altezza complessiva 1.70 metri. La distanza della telecamera dal cancello è 20.6. La larghezza della carreggiata, l'altezza dei marciapiedi sono tutte misurabili. Tutti questi dati, immessi su Autocad sono un tesoro. Ma per essere sicuro, per abbattere il margine di errore, a Denti serve una misura certa anche a bordo del furgone. Allora ritorna a prendere le famose foto del Daily fatte la mattina di cinque mesi prima a Parma. Si concentra sul dettaglio della cassetta d'acciaio Butti che sta sul cassonato. Sa con certezza che è lunga 55 centimetri. Ripete la misurazione, scattando le foto che mostrerà in aula nella sua esposizione. Immette anche quel dato e quando scopre la misura che Autocad stima per il suo cassone, lui e il suo assistente Marco Biella, finiscono per abbracciarsi. Secondo il programma il cassone del furgone è lungo 3 metri. Ma quello di Bossetti, come sappiamo, è lungo 3.45. Presi dall'entusiasmo i due si concentrano sull'ultimo tema: l'indagine con cui la Pm dice di aver vagliato tutti i furgoni simili a quello di Bossetti in tutta Italia. La procura ha proceduto così: prima ha acquisito tutti i dati sui furgoni immatricolati dalla motorizzazione. Poi ha selezionato cinque regioni del nord dal Veneto al Piemonte (escludendo, non si capisce perché, la Liguria, che pure per distanza chilometrica è molto vicina). Poi, tutte le stazioni dei comandi dei carabinieri sono andate a fare le foto di questi furgoni. Un lavoro titanico. Le hanno divise in simili e diversi. E poi - avendo stabilito che solo cinque erano simili, hanno interrogato i proprietari. Denti, scorrendo immagine per immagine, scopre che tra i furgoni scartati molto sono comunque simili a quelli di Bossetti. Ma non si accontenta. Scopre che il criterio di selezione (limitarsi al modello Daily 3.45 metri) è sbagliato, e in aula spiega perché: «Anche la Fiat 500 è prodotta sia con il motore 1.200 che il 1.600. Ma dal punto di vista estetico è perfettamente identico». Dimostra, con le riprese, che anche la selezione cromatica è sbagliata: «Il furgone di Bossetti è color verde acqua. Ma ripreso dalle telecamere in bianco e nero, quel colore, così come il celeste, diventa bianco. Tant'è vero che quasi tutti quelli che hanno visto le immagini in tv - spiega - sono convinte che sia bianco». Ma anche questo non gli basta. Così ribalta totalmente il criterio apparentemente scientifico (ma astratto) fissato dalla procura. Anziché partire dalla motorizzazione parte dalla strada. E piazzandosi con i suoi collaboratori nei crocevia della bergamasca, si mette a fotografare i Daily che passano. Poi controlla le targhe. Quando arrivano i responsi della motorizzazione, quelli del pool difensivo non credono ai propri occhi. Ben otto furgoni che hanno proprietari residenti nella provincia di Bergamo non compaiono nella lista della motorizzazione, e nemmeno in quella dei carabinieri. Denti scandirà questo elenco in aula per diversi minuti, esemplare per esemplare, finché la presidente Bertoja, comprendendo l'importanza non gli chiede: «È sicuro che non siano nella lista?». Denti Risponde proiettando le immagini. La Ruggeri si oppone: «Ma che lunghezza di cassone hanno? Lei per caso ha compreso anche quelli lunghi 3 metri?». Denti sgrana un sorriso criminale: «Negli otto di cui vi parlo, tutti appartenenti a proprietari residenti a Bergamo, ce ne sono sia lunghi 3 metri che lunghi 3.45 metri». In aula c'è grande brusio. In realtà ne basterebbe uno: se anche un solo furgone fosse sfuggito tutta l'indagine scientifica dei Ros diventerebbe carta per il camino. Però Denti cerca anche il colpo di teatro, e proietta l'immagine di un sito: «Guardate, questo è Autoscout24. Anche qui si trovano furgoni simili», Autoscout è il sito più visitato per il mercato dell'usato. Ma evidentemente la Pm non aveva pensato di visitarlo. Ancora una volta pragmatismo contro teorema. Ancora una volta fiuto contro teoria. Sembra che stavolta abbiano vinto i secondi. di Luca Telese

Dai blog