Lo chef vegano umiliato dai clochard. Vedono i suoi piatti, lo asfaltano in mensa
La chiamano cucina salutista, sana, all'avanguardia. In realtà è talmente priva di sapore e mette talmente tanta tristezza agli occhi, oltre che al cuore e al palato, che viene rifiutata anche nelle circostanze più impensabili. Uno dei luminari contemporanei della cucina crudista vegana è lo chef toscano Simone Salvini, coinvolto dai frati dell'Antoniano di Bologna, quelli dello Zecchino d'oro, per cucinare alla mensa dei poveri. I frati hanno avuto la buona idea di coinvolgere grandi nomi della cucina italiana, così da attirare anche un po' di attenzione su un servizio caritatevole e tanto necessario. Peccato però che i frequentatori della mensa sono clochard, mica fessi. Così quando si sono ritrovati davanti i piatti preparati dallo chef Salvini hanno rimpianto la strada da cui venivano. Lo ammette lo stesso chef al Corriere della sera: "Una parte dei poveri mi ha proprio detto: 'Noi a questo punto torniamo in strada, abbiamo bisogno di carne'". Lo chef non si riesce a trovare una spiegazione logica al rifiuto della cucina vegana imposta e per paradosso dà la colpa al pensiero unico: "Il dissenso è sacrosanto, il monopensiero è pericolosissimo, quindi accolgo le critiche". Salvini però le ha accolte a modo suo e, convinto di avere a che fare con degli sprovveduti, già sta studiando l'espediente truffaldino per il prossimo menu alla mensa dell'Antoniano: "Nel mio cuore nutro la volontà di trasformare gli ingredienti vegetali che uso - insiste cocciuto - magari servendo legumi e cereali in forme più rassicuranti". Niente da fare, di cucinare carne proprio non ne vuole sapere, ma gli va riconosciuta una fantasia che rasenta l'ossessione, visto che è pronto per preparare: "Piccole polpette di legumi, salsicce di fagioli, ragù di soia". Ai frequentatori della mensa non rimane che resistere fino al 9 maggio, quando in cucina farà irruzione lo chef Massimo Bottura, magari da quel momento la strada sarà meno allettante. @juan_r