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Studiare in tempo di crisi: ad andare all'università sono solo i primogeniti

Le famiglie sono in difficoltà nel sostenere i figli Solo un universitario su 14 riceve una borsa di studio

Francesca Canelli
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L'università al tempo della crisi presenta un conto salato. Le tasse variano da ateneo a ateneo, ma nel complesso per una famiglia italiana consentire a un figlio di seguire i corsi è una spesa notevole. Per questo motivo a poter frequentare l'università sono sempre più spesso solo i primogeniti. Chi arriva secondo, o peggio terzo, di solito ha meno chance di laurearsi. Men che meno di andare a studiare fuori casa. E' anche per questo che diminuiscono le matricole.  I numeri - Negli ultimi tre anni il calo è stato di 30mila iscrizioni. In Europa l'Italia è al quartultimo posto con 3.302 iscritti: "I genitori con più di un figlio sono in difficoltà a farli studiare. Così succede che i primogeniti vanno all'università, i secondi e i terzi no", denuuncia Luigi Frati, rettore dell'università "La Sapienza" di Roma. Secondo dati Ocse diffusi a fine giugno e riportati da "Il messaggero", i laureati italiani sono solo il 15% della popolazione tra i 25 e i 64 anni, contro la media europea del 32%. Nel 2006 i diplomati che si iscrivevano all'università erano 56 su cento, nel 2011 sono scesi a 48. E poco più della metà di loro finisce poi gli studi.  Le tasse - Per attenuare il fenomeno le università si stanno organizzando. "La Sapienza" già dallo scorso anno ha ridotto del 30% le tasse per i genitori che iscrivono più figli e ha in progetto di abbatterle fino al 50%. In Italia scarseggiano le risorse. Molti universitari che ricevono una borsa di studio non ne beneficiano per mancanza di fondi. Un diritto mancato che ci allontana dal resto d'Europa. Solo un universitario su 14 (ovvero il 7%) ottiene fisicamente i soldi della borsa di studio. In Francia i ragazzi aiutati sono 1 su 4, in Germania 1 su 3. "L'università ha un ruolo di ascensore sociale", commenta Flavio Corradini, rettore di Camerino, Non possiamo permetterci un vuoto in cui non formiamo intere generazioni". Per questo la sua università ha promesso l'esenzione delle tasse per chi prende un voto di diploma superiore a 90. Una politica che, secondo il professore, dovrebbero adottare anche molti altri atenei. 

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