Nuovi guai per Maria Elena Boschi: il socio del padre indagato per i soldi del clan
"No, no... Non parlo. Non ho niente da dire". Così Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena, risponde a quanto pubblicato oggi da alcuni quotidiani sull'inchiesta della procura di Napoli per riciclaggio dei beni del clan camorristico Mallardo. Secondo i quotidiani in edicola, tra gli indagati ci sarebbe anche Mario Nocentini, 64 anni, imprenditore edile di Montevarchi (Ar), cointestatario di un conto corrente con papà Boschi che non è indagato. I magistrati avrebbero controllato i conti correnti di alcune società di Nocentini e, almeno due di questi secondo quanto scrive Il Corriere della Sera, presso la Banca del Valdarno, sarebbe cointestato a lui e Boschi. La Procura di Napoli aveva chiesto il sequestro del conto, insieme a molti altri riconducibili a Nocentini, ma il gip ha respinto la richiesta. "Il padre della Boschi risulta estraneo all'inchiesta condotta dagli inquirenti partenopei, ma tutti i depositi del suo amico, dunque anche i suoi" continua l'articolo del Corriere, "sono finiti sotto controllo proprio per ricostruire il percorso dei soldi che sarebbero stati investiti dai criminali. Anche perché oltre ai 19 arresti scattati due giorni fa che hanno portato in carcere il boss Francesco Mallardo e il cognato Antimo Liccardo, sono stati sequestrati beni per oltre 50 milioni di euro". Le indagini, condotte dai poliziotti delle Squadre mobili di Napoli e Firenze, iniziano più di due anni fa e riguardano tutti gli affari del clan utili a reinvestire i proventi del traffico di armi e droga. I Mallardo sono proprietari di un impero che spazia in diverse regioni, tra cui la Toscana. In provincia di Arezzo contano tra l'altro su una società, la Valdarno Costruzioni, e su alcune ditte che fanno parte della stessa galassia. Dai controlli eseguiti emerge che Nocentini insieme ad altri imprenditori viene accusato di aver "effettuato operazioni per rendere difficoltosa o comunque ostacolare" scrive il Corriere della Sera, "l'identificazione dell'origine illecita della provvista". Si tratta di passaggi di denaro che in alcuni casi superano il milione di euro anche perché prevedono la compravendita di alcuni immobili. Dalle indagini dei pm è emerso che Nocentini ha quote in nove società ed è titolare di ben 39 conti correnti. Di questi sette aperti presso Banca Etruria. In più si scopre che Nocentini ha avuto ruoli nelle società utilizzate dal clan dal 2005 e che gli affari sono andati avanti fino al 2012. In questo periodo ha versato oltre 470mila euro, ma - e questo è ciò che ha insospettivo gli investigatori - non ha preteso di essere liquidato quando le società sono state chiuse e sono state poi ammesse al concordato preventivo. Dunque, secondo l'accusa, l'imprenditore potrebbe essere stato liquidato "in nero" dagli esponenti del clan napoletano o aver ottenuto in cambio altri vantaggi.