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Stupro di Firenze, interrogatorio fiume per le due studentesse: tensione e contraddizioni

Eliana Giusto
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Sono tornate a Firenze per essere interrogate in un'aula bunker, le studentesse americane che hanno accusato due carabinieri di averle violentate. Le ragazze hanno affrontato l'incidente probatorio richiesto dalla Procura, che si è protratto per dodici ore. Le studentesse hanno ricostruito i particolari di quella notte tra il 6 e il 7 settembre quando sarebbero state accompagnate a casa dai due militari che poi avrebbero approfittato di loro. Gli avvocati difensori dell'appuntato e capopattuglia del radiomobile Marco Camuffo e del carabiniere scelto Pietro Costa, riporta il Messaggero, si stanno giocando il tutto per tutto. La prima, quella che ha accusato Camuffo, ha risposto alle domande per quasi sette ore. Poi è stato il turno dell'altra. Ma indagati e vittime non si sono incontrati, l'interrogatorio - 250 le domande consegnate - si è svolto in videoconferenza. Camuffo non c'era mentre Costa sì. L'intento della difesa è stato di evidenziare incongruenze e omissioni nel loro racconto. Le americane hanno sempre parlato di stupro, i carabinieri di rapporto consenziente. Certo, erano in servizio e le ragazze avevano bevuto moltissimo e questo costerà loro una condanna dal Tribunale militare. Ma ci sono alcuni particolari, emersi durante le indagini, e sui quali i legali hanno molto insistito, come le rubriche dei telefonini: le studentesse e i due indagati si erano scambiati i numeri di telefono, ergo le giovani glieli hanno dati di loro spontanea volontà. Infine ci sono le immagini riprese dalle sette telecamere della discoteca Flo' che filmano le vittime mentre sono al bar e si avvicinano ai due indagati. "Si dirà - spiega l'avvocato Menichetti - che le giovani si fidavano perché quelli erano carabinieri. E questo è vero. Nelle loro testimonianze, però, hanno omesso particolari importanti, che il mio assistito e il suo collega hanno riferito sin dal primo momento".

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