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Adriatico, la baia contesta tra Croazia e Slovenia: venti di guerra, tensione in Italia

Eliana Giusto
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C'è tensione nel mare Adriatico: la pace siglata tra Slovenia e Croazia è già saltata. Di fronte alle coste italiane nel nord Adriatico i due paesi della ex Jugoslavia si contendono il controllo della Baia di Pirano. Una guerra che al momento, riporta La Stampa, si combatte solo a colpi di multe ai danni dei pescatori croati che sconfinano in acque che la Slovenia considera proprie sulla base di un arbitrato internazionale che ha assegnato i tre quarti dell'area al controllo di Lubiana, ma senza quello che gli sloveni considerano più strategico: l'accesso diretto alle acque internazionali. Accesso che è nella giurisdizione di Zagabria. Leggi anche: Guerra in Europa "prima del previsto". Chi è il nuovo Hitler Da qui nasce la disputa che è pure legata al fatto che la Croazia continua a potenziare la sua influenza in tutta la zona dal porto al turismo fino al mercato del gas. Insomma, dietro alle sanzioni ai pescherecci, di fatto, si nasconde un risiko internazionale che interessa la partita del rigassificatore croato dell'isola di Veglia per il quale l'Unione Europea ha stanziato 101,4 milioni di euro. Somma a fondo perduto che rende l'idea dell'importanza dell'opera: Bruxelles infatti spera così di sottrarre i Balcani occidentali, ma anche Austria e Ungheria, dalla dipendenza del gas russo. Il rigassificatore, dal costo complessivo di 363 milioni di euro, dovrebbe diventare operativo entro il 2019 e ha l'appoggio degli Stati Uniti. Ma la centralità della Croazia in questo scenario crea insofferenza alla Slovenia. "Per la prima volta nella storia tutti gli scali registrano una crescita importante dei traffici - spiega alla Stampa Zeno D' Agostino, presidente dell' associazione dei porti del Nord Adriatico -. C' è un corridoio marittimo Adriatico, al servizio dei traffici internazionali, che sta diventando un riferimento mondiale. Serve coesione e non rischiosa conflittualità". 

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