Non crediamo all' uomo molestatore sistematico
"Dissenso comune" è la lettera manifesto firmata da 124 donne dello spettacolo che vuole denunciare e unire tutte le donne di tv e cinema contro l' imperante potere del fallo. Firmata da, tra le altre, Ambra Angiolini, Sonia Bergamasco, Tea Falco, Vittoria Puccini, Geppi Cucciari, Isabella Ragonese, ecc. Si definiscono come un collettivo, «Unite per una riscrittura degli spazi di lavoro e per una società che rifletta un nuovo equilibrio tra donne e uomini».Viene da sorridere. Scrivono: «La disuguaglianza di genere negli spazi di lavoro rende le donne, tutte le donne, a rischio di molestia poiché sottoposte sempre a un implicito ricatto. Succede alla segretaria, all' operaia, all' immigrata, alla studentessa, alla specializzanda, alla collaboratrice domestica. Succede a tutte». Ci permettiamo solo di notare che non succede così a tutte. A chi scrive non succede. E non succede a tantissime altre colleghe giornaliste, ad amiche segretarie, ad amiche operaie. E speriamo che la contro argomentazione non sia che nessuna di noi è appetibile sessualmente, perché da un punto di vista retorico sarebbe come dire che le belle donne, in questo mondo di maschi arrapati, non sono mai veramente anche brave. E questo non sarebbe un manifesto di parità. In questo mondo così dipinto, noi donne saremmo solo un oggetto sessuale, e saremmo proprio noi a pensarlo. Avete letto nulla di più sessista? Per rendersene conto basti pensare che putiferio salterebbe fuori se quelle frasi le pronunciasse un uomo qualsiasi, per difendere il genere femminile. «Siete donne, siete degli oggetti sessuali, tutte, nello spettacolo e non, siete deboli, vogliamo darvi la parità per evitare il ricatto». Parità che a norma di legge è già sdoganata per altro. Senza contare che il mondo del potere e nello spettacolo non è solo eterosessuale, e che c' è anche di mezzo l' arte. Registi e attrici che erano anche amanti se ne sono visti, ma in quante possono dire di essere state ricattate? Sul serio però. Ricatto vero. Il collettivo prosegue poi alcune righe dopo, con una denuncia farsa "al sistema". Asia Argento ha twittato contro di loro: «Finalmente è arrivata la letterina di Babbo Natale delle "donne del cinema italiano" contro le molestie. Contestano l' intero sistema ma si guardano bene dal fare nomi». E su di una cosa ha ragione: è una denuncia senza nomi. Contro il sistema. Priva di contenuti dunque; un' operazione formale, di facciata, quasi perché "il faut" (bisogna), mettere la firma dalla parte "delle buone". Scrivono: «Noi non puntiamo il dito solo contro un singolo "molestatore". Noi contestiamo l' intero sistema». Ma il sistema è fatto di elementi, di mele marce: quelle vanno denunciate, una denuncia "contro il sistema" non si dice nemmeno durante un' assemblea di istituto. E le attrici in questione sono tutte ben cresciute per recuperare l' attivismo politico del liceo con una letterina di buoni intenti. Ci sono molestie? Che si facciano i nomi. Ma molestie vere, ricatti veri, con delle prove. Perché il nostro sistema giuridico prevede anche di non mettere alla gogna una persona sulla base delle sole accuse. Non uomini che ci provano, perché quelli ci saranno sempre (e per fortuna, come ha scritto Catherine Deneuve su Le Monde), e basta dire "non mi piaci" per liberarsene. Quali sono le preoccupazioni? Se siete brave lavorerete ancora. O forse siete voi le prime a credere di essere brave perché valide/non valide come oggetti sessuali? In tal caso, è il manifesto più sessista del mondo. di Olga Mascolo