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Autovelox, secondo l'ordinanza 5227/18 della Cassazione serve la data della taratura

Gino Coala
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Ogni volta che un automobilista italiano mette in moto il suo mezzo sa che anche quel giorno potrebbe tornare a casa con una nuova multa sul groppone. E poco c'entrano le cattive abitudini e le vere infrazioni del codice della strada, i Comuni continuano a far cassa sulla pelle di chi guida, soprattutto grazie ad autovelox piazzati ad arte in tratti ad alta percorrenza, discese e rettilinei. Leggi anche: La mazzata dall'inizio dell'anno: in quali Comuni vi spennano di più Gli ultimi dati della Ragioneria dello Stato conferma quel sospetto che a bordo di moto e al volante accompagna milioni di persone. I Comuni italiani usano gli automobilisti come un bancomat, spremendoli con nuove cifre record quest'anno arrivate a 1,7 miliardi totale di incassi. Solo Milano è riuscita a incassare ben 30 milioni in più dopo l'installazione di 7 nuovi autovelox. Contro le sanzioni stradali esiste ancora un modo per difendersi, per esempio presentando ricorso al prefetto o al giudice di pace. In particolare, come ricorda il Quotidiano nazionale, ci sono alcuni dettagli nei verbali delle multe che devono essere analizzati con attenzione. Può accadere, per esempio, che nel verbale per una multa presa per eccesso di velocità registrato con un autovelox, sia riportata una frase generica sulla taratura dell'apparecchio. In realtà sul documento deve essere riportata anche la data dell'ultima verifica effettuata. Come stabilito dalla Cassazione lo scorso 6 marzo con l'ordinanza 5227/18: "Solo a condizione che vi sia espressa indicazione nel verbale dell'avvenuto adempimento, il rilevamento può presumersi affidabile, con conseguente onere dell'opponente di contestare la cattiva fabbricazione, installazione e/o funzionamento del dispositivo". La data sarà elemento fondamentale e non deve risalire a più di un anno, visto l'obbligo imposto dalla direttiva Minniti il 7 agosto 2017 che impone una taratura all'anno per ogni apparecchio.

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