Torino, la protesta delle famiglie arabe: "Non date i nostri bambini alle famiglie cristiane"
Ieri in piazza Palazzo di Città a Torino, un centinaio di esponenti della comunità egiziana ha protestato in seguito ad una trentina di provvedimenti del tribunale che ha allontanato i bambini arabi dalle loro famiglie d'origine. Abdel Wahab Abdel Hamid, avvocato di due genitori accusati di aver abbandonato il figlio e che adesso sono in attesa di sapere se il piccolo sarà dato definitivamente in adozione, ha commentato: "È una questione religiosa, ma non solo. È importante che i nostri bambini non perdano il legame con le loro origini. Per un egiziano è difficile accettare che il proprio figlio venga cresciuto in una famiglia cristiana. Sono fatti come questo che aumentano l'odio e fanno male all'integrazione". Un altro episodio simile è quello di un ragazzina che a scuola aveva raccontato di essere stata picchiata dal padre e che per questo motivo era stata allontanata dai genitori insieme ai fratelli. Adesso, il padre e la madre rivogliono i figli giustificando i maltrattamenti come un modo "tradizionale" di educare. Questo pensiero è condiviso da tutta la comunità che ha espresso indignazione per un sistema che affida i bambini egiziani a famiglie che hanno una diversa religione e una diversa cultura. Sia Amir Younes, il principale referente della comunità egiziana, sia Marco Giusta, l'assessore alla Famiglia del comune pentastellato, si sono impegnati per organizzare corsi indirizzati ai genitori stranieri affinché capiscano come migliorare i loro metodi educativi e per rispettare il più possibile la continuità culturale cercando di evitare l'affidamento di bambini arabi a famiglie italiane e cristiane.