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Ponte Morandi, la disperazione del responsabile dei controlli ai cantieri: "Non ci sono soldi"

Gino Coala
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Emerge un altro dettaglio agghiacciante sul sistema di verifica e controllo delle manutenzioni nei confronti delle concessionarie autostradali, a due giorni dal tragico crollo del ponte Morandi a Genova. In un'audizione parlamentare del 7 settembre 2016, il direttore della Vigilanza del ministero delle Infrastrutture sulle concessionarie autostradali, l'architetto Mauro Coletta, che confessava al presidente della Commissione, Ermete Realacci, le enormi difficoltà che doveva affrontare per svolgere il proprio lavoro. Leggi anche: Ponte Morandi, Salvini: "Sulla A10 i Benetton fanno pagare ancora oggi il pedaggio" Difficoltà cominciate con l'introduzione della legge 111 del 2011 che trasferiva l'attività di ispezione che prima spettava all'Anas direttamente al ministero delle Infrastutture. La nuova legge aveva comportato innanzitutto il trasferimento immediato di tutto il personale che si occupava dei sopralluoghi nei cantieri per gallerie, ponti, viadotti e segnaletica stradale. Al trasferimento del personale però sembra non fosse seguito uno stanziamento adeguato di fondi, costringendo così gli ispettori a rimetterci di tasca propria per svolgere la propria attività: "I collaboratori che si recano in missione per svolgere i sopralluoghi - aveva detto Coletta - devono anticipare le spese. È importante farlo presente: mi scusi se parlo di queste piccole questioni, ma il rimborso arriva dopo quattro o cinque mesi. Il dipendente che non può anticipare le somme occorrenti per l'albergo e per i pasti è costretto a rientrare in sede. Ciò crea grossi problemi. Basti pensare che siamo passati da 1400 ispezioni all'anno nel 2011 a 850 ispezioni nel 2015. Ne risente quindi l'attenzione da parte di tutto l'apparato. All'interno di un assetto ministeriale c'è molta più burocrazia rispetto all'attività che conduciamo".

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