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La Cassazione salva un romeno dall'espulsione: "I furti in casa non sono poi così gravi"

Caterina Spinelli
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Era stato espulso dall'Italia e se ne era infischiato, un romeno arrestato ben due volte per rapina. Un imigrato che però la Cassazione ha deciso di "salvare". I giudici della Suprema Corte - spiega Il Giornale - permettono ai soli cittadini comunitari di rimanere nel Paese, anche se sono entrati di nascosto in casa altrui per rubare tutti gli averi. Sì, perché la Cassazione ritiene che nemmeno la rapina sia un buon motivo per cacciare il malvivente, neppure se è stato condannato. Ieri, 17 ottobre, la Corte Suprema ha depositato una sentenza che classifica come "soft" i furti in appartamento, una direzione opposta a quella del Parlamento, intento a modificare l'articolo sulla legittima difesa del codice penale. Una misura voluta fortemente dalla Lega che vuole dare la possibilità alle vittime di incursioni nella propria dimora di reagire e difendersi.  Leggi anche: Lanciano, la belva romena potrebbe tornare in libertà Ed in questo contesto si inserisce la storia del romeno Vasile Arcu, espulso nel 2014 dal prefetto di Piacenza "per motivi di sicurezza pubblica, trattandosi di persona senza stabile attività lavorativa, che traeva il proprio sostentamento dai reati contro il patrimonio". Due mesi dopo, però, l'uomo è stato beccato mentre girava liberamente a Milano e così è stato arrestato e condannato con rito abbreviato. Arcu ha risposto con un ricorso alla Corte di Appello di Milano, ricorso finito male e seguito da quello alla Cassazione, che gli ha invece dato ragione e respinto le accuse precedentemente citate. Per la Cassazione "il decreto prefettizio di espulsione per i cittadini appartenenti alla Comunità europea può essere emesso solo per il pericolo di commissione di reati contro la persona e la pubblica incolumità". Insomma, per la Corte essere minacciati in casa propria da qualcuno che vuole rubarti i tuoi sudati guadagni non è un crimine così grave da poter valere l'espulsione.

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