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Immigrati, calo nettissimo dei morti in mare. Ma le Ong: in proporzione agli sbarchi sono di più

Matteo Legnani
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Non solo una netta diminuzione degli sbarchi. Ma anche un crollo dei morti nel Mediterraneo, almeno nel tratto di "competenza" italiana. Cioè nel Canale di Sicilia, tra Libia, Tunisia e il nostro Paese. Nel 2017 le vittime recuperate in quel tratto di mare erano state 212, mentre tra il 1 gennaio e il 16 novembre 2018 sono state 23. Un dato, nella sua drammaticità, che premia la politica attuata dai governi italiani con Minniti prima e Salvini poi al Viminale. Ma non per le Ong, l'Unhcr e il Consiglio italiano dei rifugiati. Per i quali, il tratto di mare interessato, oggi è meno sicuro. Sentite Carlotta Sami, portavoce del Consiglio per i rifugiati delle Nazioni unite (Unhcr) intervistata dal Corriere della Sera: "E' vero che i morti sono diminuiti in senso assoluto, in realtà però sono di parecchio aumentati se li consideriamo in proporzione agli sbarchi. Nel 2017 abbiamo infatti avuto un morto ogni 43 migranti arrivati vivi in Italia. Oggi, invece, la proporzione è di un morto ogni 8. La rotta, pertanto, è diventata assai più pericolosa perchè la capacità di salvataggio si è è praticamente azzerata dopo lo stop del governo alle Ong e la chiusura dei porti". Se ci voleva una prova in più che Salvini ha fatto centro, le farneticanti parole della burocrate Onu sono quella forse definitiva. Leggi anche: Immigrati, l'effetto-Salvini arriva alla Guardia Costiera: cambia tutto

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