Pensioni, non tagliano gli assegni d'oro ma fregano i lavoratori italiani: cosa vogliono eliminare
Il taglio delle pensioni d'oro alla fine ci sarà, ma non per tutte quelle messe nel mirino da Luigi Di Maio. Alla fine lo scontro nel governo sulla mannaia per gli assegni sopra ai 90mila euro voluta dal grillino vede prevalere ancora una volta Matteo Salvini, che sul tema ha stoppato i pentastellati mettendo in chiaro che a essere colpiti saranno solo alcuni tipi di pensionati, cioè quelli con assegni alti e non coperti dai contributi. Leggi anche: Pensioni, lo sfregio di Di Maio alla Lega: "Taglio non concordato, quali assegni massacrano" La via indicata dalla Lega per il taglio delle pensioni quindi punta a "bloccare l'adeguamento" agli indici dell'inflazione "alle pensioni extra-ricche almeno dai 5mila euro in su". In gioco non c'è solo una questione tecnica, ma anche politica. Il taglio indiscriminato delle pensioni, così come lo voleva Di Maio, sarebbe andato incontro a una bocciatura sicura della Consulta, perché il provvedimento sarebbe stato incostituzionale. E in più andare a massacrare i pensionati da 2500-3000 euro al mese avrebbe significato indispettire un'ampia platea di elettori leghisti. Rispetto ai tagli annunciati, quindi, la mediazione tra M5s e Lega potrebbe portare a un mix delle due proposte sul tavolo, come riporta il Messaggero: blocco degli scatti legati al costo delle vita nelle prime fasce e, in aggiunta, taglio con varie percentuali per le fasce altissime. La più alta, oltre 500mila euro, include meno di 30 persone.