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Immigrati, la Guardia costiera nel mirino dei pm per l'ultima strage in mare: le voci sull'indagine

Cristina Agostini
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Adesso sotto la lente della magistratura finisce la Guardia costiera. L'ipotesi di reato è pesantissima: omissione di soccorso per il naufragio del 18 gennaio scorso in cui persero la vita 117 persone. La Procura di Agrigento, che indaga sulla tragedia in mare in cui sono sopravvissute solo tre persone, riporta Repubblica, ha inviato il fascicolo, alla Procura di Roma per verificare se si ravvisa il reato di omissione di soccorso da parte degli ufficiali che quel giorno furono informati sull'esistenza di un gommone che stava affondando dal 41esimo stormo dell'Aeronautica militare di Sigonella, che lanciò ai migranti due zattere. Leggi anche: "Salvini, sei solo un coniglio. Oggi, vederlo implorare...". Boldrini passa agli insulti Solo diverse ore dopo, un elicottero della Marina italiana issò con il verricello gli unici tre migranti trovati ancora in vita, due aggrappati alle zattere, uno in acqua.  "I trafficanti ci imbarcavano a dieci a dieci - hanno raccontato al pm Salvatore Vella - A 120 hanno dato ordine di partire. In spiaggia sono rimaste otto donne, che non avevano pagato tutto il biglietto, e che così si sono salvate". Il sospetto dei pm di Agrigento è che molti di quei migranti si sarebbero potuti salvare se i soccorsi fossero stati tempestivi. E invece gli immigrati senza salvagente sono rimasti in mare per ore. Il naufragio però è avvenuto a 50 miglia da Tripoli, in zona Sar libica. Secondo la legge, fino a quando l'autorità Sar competente non assume il coordinamento dei soccorsi, la responsabilità è di chi per primo viene a sapere che c'è un'imbarcazione in pericolo. Nel caso specifico, la sala operativa della Guardia costiera di Roma.  

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