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Vaticano, Papa Francesco e la drammatica rivolta: "Dopo gli abusi sulle suore...", dimissioni a raffica

Giulio Bucchi
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Dura la vita delle femministe all' ombra del Cupolone. Almeno a leggere la vibrante lettera, indirizzata a papa Francesco in persona, scritta da Lucetta Scaraffia, la quale, insieme a tutto il suo staff composto da donne, si è dimessa dall' incarico di direttore di "Donne Chiesa Mondo", supplemento mensile dell' Osservatore Romano, nato sette anni fa durante il pontificato di Benedetto XVI sotto la direzione di Giovanni Maria Vian. Un' iniziativa salutata come inedita apertura del mondo vaticano alla presenza e alla voce più forte delle donne. Cos' è successo, allora? Ecco i fatti: ieri è stata rilanciata, con grande clamore mediatico, la lettera aperta della Scaraffia in cui annuncia e spiega queste dimissioni di massa. Il direttore dell' Osservatore, Andrea Monda, subentrato a Vian - con le sue dimissioni piuttosto affrettate e "pilotate" - il 18 dicembre scorso, a sua volta dichiara, in una nota pubblicata proprio sul quotidiano della Santa Sede, quanto questa decisione sia «volontaria» e in alcun modo indotta. Leggi anche: Chi ha fatto fuori, con chi l'ha sostituito. Dopo la nomina, ombre su Bergoglio: come la spiega? Gli abusi sulle suore - Per la Scaraffia, invece, le cose sono diverse: parla di come lei e le colleghe si sentano circondate «da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione». Ma in definitiva, spiega ancora la Scaraffia, quello che deve aver scatenato le vere ostilità, e il tentativo di «delegittimazione», deve essere stata la precisa volontà di sollevare il velo sullo sfruttamento di tante suore da parte di membri del clero, uno sfruttamento che comporta anche gli abusi sessuali. Uno scandalo che la rivista aveva denunciato anche recentemente. Con amarezza, poi, viene sottolineato il fatto che una «iniziativa vitale», come quella del supplemento, «sia ridotta al silenzio e che si ritorni all' antiquato e arido costume della scelta dall' alto, sotto il diretto controllo maschile, di donne ritenute affidabili», tornando così «all' autoreferenzialità clericale». Accuse piuttosto pesanti, come si vede. A cui però il direttore Monda, nella sua nota, risponde quasi punto per punto. Non è mai stato impedito alcunché alla professoressa Scaraffia e al suo staff, anzi è stata garantita la «totale autonomia e libertà» che hanno caratterizzato il supplemento fin dalla sua nascita. E soprattutto «in nessun modo ho selezionato qualcuno, uomo o donna, con il criterio dell' obbedienza. Semmai, al contrario, evitando di interferire con il supplemento mensile, ho sollecitato nella fattura del quotidiano confronti realmente liberi, non costruiti sul meccanismo degli uni contro gli altri o dei numeri chiusi». Alle accuse di ostilità verso la voce delle donne, e di reazione alle loro denunce contro abusi e sopraffazioni perpetrate verso tante religiose che sono rimaste a lungo in silenzio, si ribatte con l' accusa di avere costruito gruppi chiusi e contrapposti, senza un autentico confronto libero. Lotta di potere - In realtà, secondo molti osservatori, il divorzio tra Osservatore Romano e "Donne Chiesa Mondo" era atteso. Dopo che Vian ha lasciato la direzione del quotidiano, per volontà del Papa, anche l' addio della Scaraffia era previsto, dato che era molto legata editorialmente al precedente direttore: oltre a dirigere il supplemento, era anche editorialista e ogni giorno sovrintendeva all' impaginazione del giornale, prima della sua messa in stampa. I nuovi equilibri editoriali, insomma, comportano decisi cambiamenti. C' è invece chi, come il vaticanista Sandro Magister nel suo blog "Settimo cielo", individua in questo episodio l' ultima mossa di una strategia mirata a ricondurre tutti i media vaticani «sotto il pieno controllo di Santa Marta», e il supplemento "Donne Chiesa Mondo" rappresentava «l' ultimo bastione di resistenza». Sulla vicenda interviene anche la Federazione nazionale della Stampa, che in un comunicato chiede «si faccia chiarezza al più presto e non venga lasciata alcuna zona d' ombra, in linea con lo spirito introdotto da Papa Francesco».

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