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Calolziocorte, il Comune che crea le zone rosse dove gli immigrati non possono arrivare

Davide Locano
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Zone rosse e zone blu. Colorate sulla piantina del paese per segnare luoghi più o meno sensibili dove non è il caso di piazzare centri d' accoglienza e riempirli di immigrati. Siamo a Calolziocorte, un paio di minuti da Lecco, sul ramo orientale del Lario, con le montagne a fare da sfondo per una cartolina da sogno. Qui, da quando un anno fa la sinistra è stata sloggiata dal palazzo del Comune, la musica ha cominciato a cambiare. I cittadini, nelle urne, avevano espresso una volontà di cambiamento chiara: basta profughi. E così sono stati accontentati dalla maggioranza di centrodestra a trazione leghista, guidata dal sindaco Marco Ghezzi, grazie a un provvedimento approvato dal Consiglio comunale lunedì sera. Leggi anche: Mimmo Lucano, l'eroe della sinistra rinviato a giudizio Nel dettaglio, sono state mappate nove "zone rosse" e cinque "zone blu". I colori rappresentano diversi gradi di incompatibilità tra eventuali strutture per profughi e le immediate vicinanze: se il rosso indica luoghi off limits come la stazione e le scuole dove il "no" ai migranti è preventivo, il blu si riferisce alle aree che interessano oratori e biblioteche. Qui sarà necessario il nulla osta dagli uffici comunali, a una condizione imprescindibile: che tra gli eventuali centri d' accoglienza e le zone blu ci siano più di 150 metri di distanza. Perché questi siano stati considerati luoghi sensibili non c' è certo bisogno di una laurea per capirlo, ma a supporto dell' elenco stilato dall' amministrazione di Calolziocorte ci sono anche i fatti. Nella zona della stazione, infatti, negli ultimi anni si è susseguita una lunga escalation di violenze che guarda caso ha sempre visto protagonisti gruppi di extracomunitari. A metà luglio 2017 un maghrebino era stato portato in ospedale al culmine di una lite a due passi dei binari, mentre una settimana dopo il bilancio si era aggravato: quattro africani, venuti alle mani sotto i fumi dell' alcol, erano finiti all' ospedale di Lecco in codice verde. Fino ad arrivare allo scorso maggio, quando sulla banchina della stazione di Calolziocorte sono stati arrestati due richiedenti asilo nigeriani in trasferta da Lodi e Monza: avevano appena massacrato di botte un poliziotto fuori servizio intervenuto a difesa del capotreno, accerchiato dagli africani solo perché aveva osato chiedergli il biglietto. «Non vogliamo impedire, ma regolamentare. Vogliamo permettere al Comune di poter gestire questa accoglienza, fare in modo che sia vera accoglienza e non si trasformi in qualcosa che non va bene. Vogliamo dare garanzie sia alle persone accolte che alla popolazione per evitare situazioni di sfruttamento e il sorgere di disagi per tutti», ha subito precisato il sindaco Ghezzi di fronte alle scontate proteste dei buonisti di sinistra. di Massimo Sanvito

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