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Omicidio Luca Sacchi, Anastasiya Kylemnyk: "I soldi? Mi servivano per una moto"

Davide Locano
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I dubbi sulla qualità della droga - possibile che 15 chili di marijuana costino 70mila euro? Più probabile si trattasse di cocaina -, le rivelazioni di un amico di Luca Sacchi che ha deciso di collaborare, la nuova «lacunosa» versione di Anastasiya: procede con altri colpi di scena l' indagine sull' omicidio del personal trainer di Roma. La fidanzata 25enne, l' unica dei fermati incensurata e indagata per spaccio, deve ancora sottoporsi all' obbligo di firma: così ha deciso il gip Costantino De Robbio scrivendo che le dichiarazioni della ragazza, rese nell' interrogatorio del 4 dicembre, sono «inverosimili, tese a sminuire il suo ruolo, e in più punti scarsamente plausibili». Leggi anche: "Anche Luca Sacchi aveva chat criptate, non solo Anastasiya" Quel giorno la baby sitter ucraina si era difesa sostenendo di ignorare che ci fosse uno scambio di droga: «Non sapevo di avere dei soldi nello zaino», ha fatto mettere a verbale scaricando ogni responsabilità di quella compravendita finita male su Giovanni Princi, l' amico del suo Luca, il compagno del liceo con cui Sacchi aveva da qualche tempo ristabilito dei contatti pur sapendo che Princi era pregiudicato per reati proprio attinenti le sostanze stupefacenti. Il presunto «amico del cuore» del 24enne ucciso fuori dal pub John Cabot era un insospettabile dottore in Lingue il quale però aveva capito come fare affari con la droga, teneva i rapporti con il sottobosco dei pusher della periferia capitolina e, scrive il giudice nell' ordinanza di convalida dell' arresto, si muoveva con facilità nelle piazze dello spaccio. Pare ormai fuori di dubbio, agli inquirenti, che i 15 chili di stupefacente fossero destinati al gruppo di Princi quella sera del 23 ottobre. Ma allora perché i 70mila euro per pagare la merce erano nello zainetto rosa di Anastasiya? La ragazza è stata usata, a sua insaputa, da Princi o si prestava lei stessa a fare da "cassiera" per la ricca operazione che ha mandato fuori di capoccia i due pusher Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, colpevoli della tragica fine di Luca. L'ultima versione di "Nastia" parla di quattrini per l' acquisto di una moto forse rubata; gli investigatori, invece, ritengono che i contanti fossero per comprare cocaina più che "erba". È una «motocicletta di provenienza illecita» che Princi doveva acquistare con i 70mila euro. Nel corso dell' interrogatorio, la 25enne ha riferito che Giovanni le consegnò una busta di carta marrone, tipo quelle del pane, al cui interno c' erano delle banconote destinate ad un amico con cui «Giovanni aveva degli impicci per delle moto». «Sono andata con Luca al pub perché avevo appuntamento con Princi», ha ammesso aggiungendo che Princi le aveva chiesto le chiavi dell' auto «per metterci il denaro che le aveva appena dato da custodire». L'indagine, intanto, prosegue: ieri è stata notificata in carcere una nuova ordinanza cautelare nei confronti di Armando De Propris, padre di Marcello, il giovane di San Basilio che ha dato l' arma a Del Grosso, autore materiale dello sparo contro Sacchi. A De Propris senior, già in cella per spaccio, i pm contestano ora anche il reato di detenzione illegale di arma da fuoco. In sostanza sarebbe stato lui a fornire al figlio la calibro 38, ancora non trovata, utilizzata per uccidere il 24enne istruttore di palestra. di Brunella Bolloli

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