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Papa Francesco, l'accusa del vaticanista: in Vaticano, il partito di sinistra del Pontefice

Giulio Bucchi
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Dal cardinale Ruini a Papa Francesco, dalle battaglie etiche alle crociate anti-Salvini, dal vescovo Maggiolini che difendeva l' identità cristiana dell' Italia e metteva in guardia contro il rischio di una "colonizzazione islamica", ai vescovi che fanno recitare il Corano e celebrare il Ramadam nelle Chiese quale segno di integrazione. Come mai un cambiamento così radicale della Chiesa nei confronti della politica italiana? Prova a dare una risposta Americo Mascarucci nel suo libro: La Chiesa nella politica. Come è cambiata la Cei da Ruini a Papa Francesco (prefazione di Fabio Torriero, Historica, 166 pagg, 15 euro).  Leggi anche: "Se Ratzinger morisse...". Papa Francesco si dimette? "Una ipotesi concreta" Gli avvicendamenti - Mascarucci è un giornalista che aveva previsto l' elezione a Papa del cardinale Bergoglio ed è redattore politico di un quotidiano on line con buona diffusione, Lo Speciale news. Dopo essersi occupato in una precedente monografia di papa Francesco, nel nuovo libro racconta come sia cambiato il volto della Cei, a seguito di tre pontificati e degli avvicendamenti alla guida della Conferenza Episcopale. Partendo dal 1993, anno della fine della Dc, cui ha fatto seguito l' avvento di Berlusconi, Mascarucci ripercorre la storia del rapporto fra i cattolici e la politica, fino alle ultime elezioni europee quando si è registrato uno scontro aperto, senza precedenti, fra le gerarchie ecclesiastiche e un leader politico, Matteo Salvini. È sull' operato di Bergoglio che, seguendo l' autore, intendiamo soffermarci, evidenziando la diversità di approccio alla politica rispetto ai suoi predecessori. I quali hanno spesso operato scelte politiche nette, ma senza mai venir meno al loro ruolo di "capi" della Chiesa universale e senza mai subire l' onta dei fischi nelle piazze, come accaduto invece a papa Francesco durante alcuni comizi. Giovanni Paolo II era anticomunista, ma affidò la politica estera al principale sostenitore dell' Ostpolitik, il cardinale Agostino Casaroli, perché sapeva bene di non poter agire da Papa, come aveva agito da arcivescovo di Cracovia. E per ciò che riguardava la politica italiana delegava alla Cei. Tutti sapevano che il cardinale Ruini agiva per conto di Giovanni Paolo II che gli aveva concesso "carta bianca", e in questo modo mai nessun leader politico si è trovato a polemizzare con il Pontefice, il quale ha sempre mantenuto intatta la sua "sacralità". Con Francesco, per la prima volta, la Chiesa è stata invece percepita come un "partito politico", una sorta di costola della sinistra globalista che, come bene evidenzia Mascarucci, persegue come missione pastorale un programma politico quello di abbattere i confini, le sovranità nazionali, le identità dei popoli, attraverso quel processo migratorio che dovrebbe favorire la contaminazione fra culture. Bergoglio in diverse occasioni è intervenuto con decisione contro il sovranismo, avvalorando la falsa propaganda sorosiana che lo accomuna al nazionalismo e persino al fascismo (ovviamente immaginario), fino ad affermare che "i sovranismi portano automaticamente alle guerre". E additando come "nemici della pace" quei leader (Salvini, Trump, Marine Le Pen, Orban) che si oppongono alle frontiere aperte, vogliono la protezione dei confini e il blocco dell' immigrazione clandestina. La preferenza - Un Pontefice che sembra prediligere il dialogo con l' ateo e anticlericale Eugenio Scalfari o con l' abortista Emma Bonino, piuttosto che con il cattolico Vittorio Messori, che ama comparire con le sue dichiarazioni ad effetto sulle prime pagine della Repubblica, che ama i non credenti e disprezza i cattolici "tradizionalisti", quelli che difendono il magistero ed esprimono dubbi circa certe aperture di stampo progressista. Lontano anni luce è il confronto fra Joseph Ratzinger e Jürgen Habermas, un dialogo alto, elevato nello spessore e nei temi, un confronto a schiena dritta e senza cedimenti o contraddizioni. Dove Glauben und Wissen, fede e sapere, pur mantenendosi separate, riuscivano a trovare la sintesi per conseguire obiettivi comuni. E dove, diversamente dal dialogo fra Scalfari e Bergoglio - ci si perdoni il paragone - non appariva nemmeno lontanamente percepibile il desiderio di compiacere l' interlocutore ateo nel suo desiderio di mettere in discussione il magistero della Chiesa e i dogmi della fede, abbracciando il relativismo etico e il pensiero unico laicista. Ciò che, insomma, balza agli occhi è l' esistenza nella Chiesa di uno "scisma silenzioso" fra gerarchie e fedeli sempre più distanti dal comune sentire soprattutto di cardinali e vescovi; uno "scisma" che si è manifestato in occasione delle ultime elezioni europee in favore della Lega di Salvini, che ha potuto contare sul sostegno di un vasto elettorato cattolico, costituito non solo ma anche dai movimenti che hanno animato le piazze del Family Day in difesa della famiglia naturale e contro le leggi pro Lgbt; così come negli Stati Uniti si era a suo tempo manifestato con il voto maggioritario dei cattolici americani per Donald Trump. Il potere di persuasione che un tempo Ruini esercitava sull' elettorato cattolico orientandone in larga parte le preferenze, oggi ha ceduto il passo alla completa diffidenza verso quella che, in certi ambienti, viene ormai definita la "Chiesa di Scalfari". Chi ci salverà da questa deriva? di Paolo Becchi

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