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Coronavirus, Walter Ricciardi: "Perché il primo contagio in Africa non è una buona notizia"

Cristina Agostini
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Walter Ricciardi non ha preso bene l'annuncio del ministero della Salute egiziano di una persona contagiata da coronavirus. "Il caso del primo malato in Africa non è una buona notizia", spiega l'esperto, "non tanto perché è il primo caso, ma perché significa che il virus si è spostato in un continente debole dal punto di vista della sanità pubblica, della capacità diagnostica e della capacità di risposta". In una intervista ad Adnkronos, il professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva all'Università Cattolica di Roma, dice che "dobbiamo solo sperare" nella capacità dei servizi sanitari di reagire, "e l'Egitto non è certamente un Paese fragile". Ma quanto è grande il rischio che questo primo caso, relativo a un paziente straniero di cui non si hanno ulteriori notizie, possa dare origine a focolai locali di infezione? Per Ricciardi è troppo presto per fare previsioni: "Per prima cosa dobbiamo capire bene la storia di questa persona - precisa - Da dove viene, che cosa ha fatto, come è arrivato in Egitto, che contatti ha avuto". Leggi anche: Coronavirus, primo caso in Africa: il contagio in Egitto. "Non sono in grado", allarme Oms: disastro annunciato Del resto, come aveva spiegato ieri 13 febbraio Michel Yao, responsabile Oms delle operazioni di emergenza in Africa, qui "la maggior parte degli ospedali non sarebbe in grado di far fronte a un numero elevato di pazienti bisognosi di cure intensive". E ancora: "Ad oggi solo 7 laboratori, per un intero continente, sono in grado di eseguire i test: tra questi l'Istituto Pasteur in Senegal e il National Institute for Communicable Diseases in Sudafrica, che hanno ricevuto campioni da esaminare da Paesi sprovvisti da centri clinici competenti mentre in alcuni casi sono stati spediti direttamente a Parigi".

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